Codice appalti, maggiore attenzione sugli appalti pubblici

  • di Redazione Il Solidale
  • 15 lug 2018
  • CRONACA

Codice appalti, maggiore attenzione sugli appalti pubblici

Con l'introduzione della nuova normativa ha portato qualche progresso concreto nel modo in cui le amministrazioni mettono a gara lavori e servizi. Con il progetto "Qualità e diritti, le politiche strategiche e livelli di tutele nei contratti pubblici", promosso dall'Osservatorio sugli appalti pubblici presso la Facoltà di Giurisprudenza di Trento e dalla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell'Università Bocconi e dell'Università degli Studi di Pavia, e realizzato con la partecipazione dell'Alleanza delle Cooperative Italiane che raggruppa A.G.C.I., Confcooperative, Legacoop.

L'Alleanza delle Cooperative Italiane denuncia in particolare che sono "ancora insufficienti le indicazioni relative ad incidenza del costo del lavoro su importo complessivo. Di buono, invece, c'è la crescita di considerazione del "capitale umano" e l'attenzione ai protocolli di legalità.

Sui 700 bandi per contratti pubblici usciti nell'autunno scorso e "la prima buona notizia" censita dall'Alleanza è che nella stragrande maggioranza (96,3%) si è trattato di procedure aperte, proprio come raccomandato dal nuovo Codice: le gare sono state così accessibili a tutti. "Nel determinare l'importo massimo, il costo del lavoro era esplicitato nel 35,29% dei bandi per lavori e nel 12,9% di quelli per servizi, ma era assente rispettivamente nel 23,53% per i lavori e nel 21,94% per i servizi. In tutti gli altri casi, le motivazioni indicate dalla Stazione appaltante nel bando, per giustificare l'incidenza del costo del lavoro sull'importo complessivo delle prestazioni messe a gara, sono spesso risultate generiche e riportano solo il rinvio alla contrattazione collettiva di settore. L'effetto è che, a fronte di questo deficit, i concorrenti potrebbero non avere elementi sufficienti per apprestare una offerta coerente".

Per quanto riguarda i criteri di assegnazione, le stazioni appaltanti hanno fatto più di quanto richiesto come minimo di legge. Nel 34% degli appalti per lavori e nel 46% di quelli per servizi, nei bandi è stato attribuitoal progetto un punteggio superiore alla soglia minima dei 70 punti prevista dal Codice appalti. "Questo dato potrebbe essere letto come adesione delle Stazioni appaltanti alla indicazione del legislatore di incentivare la qualità e non solo il prezzo", riconosce l'osservatorio. Ma c'è un malcostume che rischia di vanificare questo progresso: "In molti casi sono state richieste, con l'occasione dell'offerta tecnica, "prestazioni aggiuntive": questo tipo di valorizzazione dell'offerta, quando incide sul costo del lavoro, può creare una situazione negativa di cosiddetta offerta al massimo ribasso mascherato".

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