La 'torinese' Francesca Rizzo, dopo 62 anni è tornata nella sua amata e cara Raddusa
- di Redazione Il Solidale
- 16 apr 2024
- OPINIONI
Raddusa. In un caldo ed assolato giorno di questo mese di aprile 2024, è venuta a trovarci la giovane signora Francesca Rizzo, raddusana da anni abitante a Torino. E’ nata, appunto a Raddusa, nella notte di Natale del 1949 ed è la più piccola dei quattro figli della coppia allora formata da Giuseppe Rizzo e da Salvatrice Lia. Verso la fine degli anni cinquanta del secolo scorso, precisamente nel 1962, quando aveva appena 13 anni, fece le valigie e lasciò Raddusa per raggiungere la città di Torino dove erano emigrati la sua mamma, già vedova, e il resto della sua famiglia comprendente le due sorelle Gaetana e Giuseppina e il solo fratello Vito. La sua mamma, che gli amici di Raddusa chiamavano “Salvina la fornaia” poichè, dopo la morte del marito e per non far mancare niente alla famiglia svolgeva l’attività di fornaia, era rimasta vedova già prima della nascita di Francesca per cui aveva deciso di emigrare in Piemonte alla ricerca di un lavoro che gli permettesse di vivere dignitosamente e di crescere i figli dando loro un avvenire. Quando Francesca, che a Raddusa tutti conoscevano come la “piccola fornaretta” poiché aiutava la madre nella sua attività di fornaia, si trasferì a Torino aveva appena 13 anni. Era, infatti il 1962, quando lasciò la sua Raddusa, dove aveva vissuto la sua fanciullezza e la gran parte della sua adolescenza. A Torino non ebbe difficoltà ad inserirsi nella società sabauda. Nel capoluogo piemontese infatti la Francesca trovò lavoro e successivamente anche marito ed ha vissuto lavorando sodo fino all’età della pensione. A lasciare Raddusa in quei famigerati anni del dopoguerra non era stata soltanto Francesca. Negli anni cinquanta e sessanta, infatti, ad emigrare da Raddusa, magari verso i luoghi più inesplorati del mondo, furono molti i giovani che partivano carichi di speranza inseguendo il grande sogno di cambiare vita. E fu proprio per cambiare vita che la giovane Francesca, come tutti i giovani e coraggiosi personaggi di quel tempo, decise di mollare il proprio lavoro di fornaia che esercitava a Raddusa e di evadere dalle pochissime prospettive occupazionali che a quel tempo offriva il suo paese natio. Ora, dopo oltre sessant’anni, vinta dalla nostalgia, è tornata nella sua Raddusa e l’ha rivisitata in lungo e in largo trovandola completamente diversa dalla Raddusa che aveva lasciata 62 anni fa. Nell’occasione, accompagnata da un’amica, è venuta a trovarci nella nostra redazione e, con malcelata emozione, ci ha confessato: “sono tornata a Raddusa per rivedere e ricalpestare la terra che mi ha dato i natali e dove ho vissuto la mia infanzia, la mia fanciullezza ed anche la mia prima adolescenza. Sono sempre stata orgogliosa di essere nata a Raddusa e per troppi anni sono stata torturata dala nostalgia di rivederla. Ora me ne ritorno a Torino contenta e soddisfatta per avere realizzato quello che per tanti anni è stato il mio sogno”. Nella sua già strapiena valigia ha trovato anche lo spazio per sistemare una copia del libro “Raddusa in Foto” che porterà a Torino per potere, ogni volta che lo vuole, rivedere i luoghi che l’hanno vista crescere e fare vedere agli altri le bellezze architettoniche e paesaggistiche del proprio paese natio. (Francesco Grassia)