Dalla Cina al Calatino per spendere le conoscenze nella terra degli avi
- di Redazione Il Solidale
- 5 lug 2015
- CRONACA
Milano. Quella di Marco Amuso, Direttore del Distretto Agroalimentare del Calatino, è una storia insolita per l’Italia, a maggior ragione per la Sicilia, dove i giovani tendono a recarsi all’estero per cercar “fortuna”.
Quella di Marco è una storia insolita, perché ha deciso di rientrare nella terra dei propri avi per importare le competenze acquisite nella più popolosa area della terra.
Quella di Marco è una scommessa, investire le conoscenze in marketing e management su un piccolo territorio della provincia di Catania.
Quella di Marco è una scommessa ambiziosa, perché grazie alla collaborazione con 5 giovani under 40, facenti parte dello staff di “Terre del calatino – I sapori dell’eccellenza” è riuscito a puntare in alto, alla internazionalizzazione di un marchio ombrello per le aziende che producono i prodotti dell’eccellenza del territorio del calatino.
Di cosa ti occupavi in Cina?
Il mio ruolo era quello di consulente per le aziende europee, in particolare italiane, che erano interessate ad investire le risorse in ambito economico-commerciale, attraverso l’installazione di nuove attività imprenditoriali sul mercato cinese in forte espansione negli primi anni in cui mi sono trasferito li. Il mio era un doppio ruolo, sia di mediazione che di lancio delle aziende attraverso delle azioni di marketing mirate a favorire l’inserimento delle aziende sul mercato cinese, ancora molto chiuso ai mercati al di fuori dalla "Grande muraglia".
Come è stata la tua esperienza all’estero?
L’esperienza in Cina è stata importante, perché non solo mi ha permesso di lavorare nel campo in cui mi sono formato, ma di apprendere nuove conoscenze e nuovi “modi” di lavorare, ossia non “timbrando il cartellino” ma andando avanti per obiettivi. I cinesi sognano in grande, sono sempre un passo avanti rispetto al mondo e credono davvero all’idea di lavorare insieme per il bene comune. E questo paradossalmente mi è servito molto in questa nuova esperienza in Sicilia, perché l’impegno di noi tutti del Distretto Agroalimentare è raggiungere obiettivi, passo dopo passo, puntando sempre più in alto.
E la scelta di tornare in Italia, anzi in un piccolo paese dell’entroterra siciliano?
Quando ho deciso di abbandonare la mia esperienza in Cina, mi sono guardato intorno, ho sempre viaggiato per il mondo, ed ero orientato verso i nuovi paesi in via di sviluppo quali il Mozambico o l’Angola, mi ero preso qualche mese “sabatico” cercando di raccogliere le idee nel paese natio di mia madre, Mineo, e li sono stato in pochi giorni coinvolto in questa “grande impresa” del Distretto Agroalimentare del Calatino. Era ancora embrionale, ma subito mi ha coinvolto appieno per diverse ragioni. La prima che si trattava di una “avventura” fatta interamente da giovani, giovani che hanno deciso di spendere le proprie esperienze universitarie, lavorative e umane per lo sviluppo del proprio territorio. La seconda ragione è il poter svolgere lo stesso lavoro a 8000 km ma nella terra a cui sono particolarmente legato. La terza è la scommessa ambiziosa che ci siamo posti, ossia l’internazionalizzazione dei prodotti di piccole e medie aziende presenti sul territorio, attraverso la forma più “alta” ossia quella di fare “rete”. Mi sono quindi ritrovato in Sicilia un po’ per caso, ma confermo appieno la scelta. Nonostante abbia girato diverse parti del mondo, la Sicilia la conoscevo poco, e sono molto contento di aver potuto mettere “radici” qui.
Marco oggi è presente all’Expo – cluster Bio-Mediterraneo – avrebbe potuto trovarsi nel padiglione Cina, ma oggi Marco è siciliano ed è fiero di esser tornato a rappresentare la propria terra, e stavolta “la storia” si capovolge: il suo cervello non è più in “fuga”!