Giuseppe Biazzo, presidente del distretto agroalimentare del Calatino: "Cosa penso sulla Brexit" (1a e 2a Parte)

  • di Redazione Il Solidale
  • 5 lug 2016

Giuseppe Biazzo, presidente del distretto agroalimentare del Calatino: "Cosa penso sulla Brexit" (1a e 2a Parte)
Tanto tuono' che piovve!  Dopo l'acceso dibattito politico che negli ultimi mesi ha interessato la Gran Bretagna sul referendum sul "remain" o "leave" (rimanere o lasciare) l'Unione Europea, con il voto di giovedi scorso i sudditi di sua maestà Elisabetta II hanno deciso  di abbandonare l'UE dando mandato al proprio governo di attivare la procedura di recesso dall'Unione Europea prevista dall'articolo 50 del "Trattato di Lisbona". 
Quali saranno le conseguenze per i sudditi di sua maestà?  Quali per l'Unione Europea ? Quali conseguenze si riversano sull'Italia?
Sicuramente il minimo comune denominatore saranno le ripercussioni sotto il profilo "macroeconomico" quindi, sull'economia in generale di tutte le realtà nazionali europee e non solo. Vediamo quali.
 In Gran Bretagna le conseguenze immediate sono state una svalutazione  della sterlina (moneta tradizionalmente forte) di circa il 10 % nei confronti dell'euro toccando gli stessi livelli del 1985. Questo renderà realisticamente più caro il costo del denaro per i cittadini britannici  e diminuirà  immediatamente il loro potere di acquisto. Realisticamente i mutui ed i prestiti dei cittadini di sua maestà presenteranno un conto più salato. Questi sono gli effetti sul breve periodo. Sul medio e lungo periodo non è ancora possibile fare delle previsioni esatte ma senz'altro non appena verrà ufficializzata,  secondo le procedure ed i tempi di negoziazione previste dal trattato di Lisbona di circa due anni, si interromperanno la "libera circolazione delle merci e del lavoro" tra gli Stati membri Dell'UE ed il Regno Unito. Pertanto, tutte le merci importante saranno sottoposte a dazi doganali, e non sarà più tanto facile studiare o lavorare nel regno di Elisabetta II senza la cittadinanza o un visto provvisorio per gli studi. Questo minera' senz'altro la proverbiale  competitività dei centri di ricerca inglesi favorendo una "fuga" degli elementi migliori nel campo della ricerca. Sotto il profilo finanziario la situazione sarà ancora più grave dato che la "city" di Londra è  uno dei principali centri finanziari mondiali in cui risiedono grossi gruppi finanziari e fondi di investimento  i quali adesso, sono meno attratti, se non messi in pericolo, dall'innalzamento delle Barriere dei mercati finanziari britannici; bisogna sottolineare che il governo potrebbe evitare la fuga di capitali (utili fino adesso a finanziare l'economia britannica) trasformando le isole di sua maestà in paradisi fiscali, ma questo avrebbe delle conseguenze disastrose per l'economia Europea che potrebbe reagire con pesanti sanzioni commerciali ed economiche nei confronti del Regno Unito complicando ulteriormente la situazione economica complessiva. Ancora più incerto e salato sarà il conto che i cittadini inglesi pagheranno sotto il profilo   Politico. La Scozia e l'Irlanda del Nord  realisticamente chiederanno l'indipendenza dal Regno Unito ponendo fine ad oltre due secoli di "unita politica"  dato che hanno fortemente votato di rimanere nell'Unione Europea e delicati e complessi meccanismi storici,  politici e culturali li hanno tenuti fedeli alla terra d'albione  (L'Inghilterra ) fino ad ora. Purtroppo il vento che ha consentito all'Union Jack (la bandiera britannica ) di sventolate a nord della manica si è rotto. La Scozia e la Nord Irlanda vogliono rimanere in Europa, e questo lo hanno decretato con il voto di giovedì .   Sotto il profilo politico quindi, si può trarre una conclusione che ci porta a toccare con le mani i "paradossi del nazionalismo" che emergono da questo referendum sulla "Brexit". Il nazionalismo inglese dei partiti euro scettici e la deresponsabilizzazione della politica britannica, in pochi mesi, è  riuscito a determinare ciò che gli indipendentisti scozzesi  e nord'irlandesi non sono riusciti ad ottenere dopo secoli ossia la "definitiva motivazione all'indipendenza dalla corona inglese che su queste terre egemonizza la storia da circa otto secoli ".  Infine gli equilibri del sistema politico inglese sono ancora tutti da valutare, senz'altro il primo effetto sono state le dimissioni del Primo Ministro conservatore  Cameroon, ma lo stato di salute del sistema politico inglese è  senz'altro pessimo, dato che i conservatori inglesi ne escono divisi ed i laburisti con le ossa rotte. Rimane il così detto "terzo polo"  della politica inglese, ossia l'ukip ( alleato al parlamento di Bruxelles con il nostro Movimento 5 Stelle) , partito populista  dell'euroscettico Farage che ha guidato il fronte della "Brexit" , a fare da mattatore. Le elezioni per il rinnovo del parlamento inglese sono ancora lontane     E gli effetti che la Brexit può avere sui flussi elettorali e sulla composizione della "camera dei commons" ( la camera dei deputati britannici) sono ancora prematuri  e lontani.....
 
 
 
 
Riusciranno i conservatori a mantenere la leadership di governo con il nuovo premier, l'euroscettico  Boris Johnson ?
Riusciranno i laburisti ad uscire dall'impasse in cui sono crollati dopo l'uscita di scena del Golden boy Tony Blair? L'Ukip di Nigel Farage,  punta di diamante dei populisti e nazionalisti inglesi euroscettici,  a prendere le redini del governo? È impossibile dirlo ma molto dipenderà dalle conseguenze economiche e politiche che investiranno il popolo inglese dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'UE ed alla probabile secessione della Scozia e dell'Irlanda del Nord!.
 
In merito alle conseguenze della Brexit per l'Unione Europea, ebbene possiamo dire che nessuna buona notizia appare all'orizzonte! Il primo fattore rilevante è  che la Brexit ha determinato agli occhi delle forze politiche europee e dei suoi cittadini piu incerti che l'adesione all'UE non è un processo irreversibile. Pertanto, è  realistico pensare che le numerose forze populiste,  nazionaliste ed Anti europee del vecchio continente, chiederanno i referendum per l'uscita dall'Unione nei propri stati con effetti deleteri e pericolosi per le economie dei paesi aderenti all'Unione sempre più interconnesse ed integrate. Gli anticorpi ci sono tuttavia per scongiurare tali pericoli. Sotto il profilo istituzionale È ormai necessario ed evidente che l'Unione Europea vada riformata attivando meccanismi di sburocratizzazione e di attenzione verso le politiche sociali e di Wellfare ripensando anche ad una nuova politica che fronteggi l 'emergenza "immigrazione".  Le riforme devono prevedere una nuova politica di sicurezza comune ed una politica che tuteli maggiormente l'economia della produzione,del credito ai cittadini e dei bisogni piuttosto che la grande finanza. Infine, la creazione di un'Europa federale è  un passaggio inevitabile oltre che necessario. Sotto il profilo strategico invece, è necessario un'Europa policentrica non  più appiattita sulle direttive della Germania della cancelliera Merkel  e della Deutsche Bank. La germanica non può più considerare l'Europa come il suo giardino di casa. ...... 
continua