La storia di Even

  • di Redazione Il Solidale
  • 1 ott 2016
  • SOCIALE

La storia di Even

Il ragazzo sbarca a Trapani nel dicembre 2015 ed i medici di Save the Children si accorgono subito della grave infermità, una profonda ed infetta ferita alla gamba destra, lo portano  immediatamente al pronto soccorso. Lì, per salvare il salvabile, gli viene amputato l’arto.  I traumi del viaggio e della disabilità lo rendono molto inquieto e spaventato; immediatamente seguito nel centro di prima accoglienza da un’equipe psico-sociale il ragazzo inizia ad aprirsi raccontando la sua triste storia tramite l’ausilio di un mediatore culturale. Racconta di essere stato rapito di notte dal campo profughi eritreo allestito in Sudan e stipato in un camion pieno di altre persone sconosciute. L’automezzo arriva in Libia e il ragazzo - strattonato nella calca e nella foga da parte dei prigionieri di scendere dal camion – si ferisce gravemente ma non gli vengono prestate cure adeguate, al contrario per quindici giorni rimane rinchiuso dentro un carcere, anticamera della traversata coatta. L’arto va in cancrena a causa delle cattive condizioni igieniche e immediatamente dopo lo sbarco non si è potuto far altro che procedere all’amputazione.

Mentre viene seguito ed innestata la prima temporanea protesi nei primi mesi del 2016, la famiglia si mette alla sua disperata ricerca tramite le più grandi organizzazioni umanitarie quali UNHCR, IOM etc. Nel contempo a Trapani, grazie alla solerzia del tutore Avv. Giovanni Di Dia, il ragazzo inizia l’iter burocratico legale della richiesta asilo politico, ottenendo il permesso di soggiorno semestrale. Sono maturi i tempi del trasferimento dell’ospite presso un centro di seconda accoglienza e, il caso ha voluto che Even venisse trasferito nello Sprar Mineo Minori, lì dove potrà concludere l’iter documentale ed elaborare un progetto di vita in un migliore contesto di accoglienza integrata. Unico cristiano tra gli altri musulmani, il minore viene immediatamente accettato dal gruppo dei pari e seguito dal Coordinatore dott. Gambuzza e dall’Assistente Sociale dott.ssa Lazzara, oltreché da tutta l’equipe operante. Quale progetto di vita, quale speranza per un giovane disabile che ha perso qualsiasi riferimento familiare; solo il forte affiatamento tra l’equipe ed il tutore ha permesso di gestire al meglio questa situazione spinosa abbattendo limiti geografici tra Sicilia Orientale ed Occidentale. Il coordinatore, di concerto con il tutore, riesce a far impiantare la seconda protesi definitiva al ragazzo, il quale inizia a non usare più stampelle e si diletta persino a giocare a basket.

La svolta avviene a Maggio, quando il dott. Gambuzza viene contattato dai funzionari dell’UNHCR e dell’Ambasciata del Canada: i genitori di Even hanno avuto la possibilità di essere inseriti in un programma di Resettlement (reinsediamento è il trasferimento di cittadini di paesi terzi o apolidi, riconosciuti bisognosi di protezione internazionale, in uno Stato in cui sono ammessi per motivi umanitari o come rifugiati) e verranno trasferiti dunque in Canada. Parallelamente sarà p”ossibile iniziare l’iter di ricongiungimento familiare per il giovane Even. Finalmente, dopo un anno di traumi per il ragazzo si concretizza la speranza di ritrovare la famiglia.

L’avvocato Di Dia – nei caldi giorni di metà agosto - accompagna a Roma il minore che sostiene le visite mediche di rito per ottenere il Visto da parte dell’Ambasciata Canadese ed il 14 settembre il ragazzo vola verso il Canada e la sua famiglia!

Lo Sprar Mineo Minori e la Coop.  San Francesco ringraziano  Anna, Cesare e Maria Rosaria dell’ IOM e Gayl dell’ Ambasciata del Canada, davvero una grande sinergia e collaborazione per questa buona causa.

Buona vita Even!