Raddusa, la palestra comunale è una 'cattedra nel deserto'
- di Redazione Il Solidale
- 6 gen 2017
- SPORT
Non si possono spendere milioni di euro per realizzare opere pubbliche se poi queste vengano abbandonate alle incurie del tempo o, peggio ancora, lasciate alla mercè dei vandali che sistematicamente provvedono a distruggerle prima che le stesse vengano consegnate all’uso della pubblica utilità per la quale sono state fatte.
Così è, per il tanto atteso impianto sportivo al coperto ormai catalogato tra le opere da troppo tempo incompiute esistenti nel comune di Raddusa.
Dopo quasi sei anni di promesse, con parole ad effetto sbandierate ai quattro venti, dopo averne indetto l’inaugurazione, poi rinviata per motivi assolutamente misteriosi, l’opera non è stata ancora posta al servizio della collettività con grave danno alle società sportive che speravano di poterne disporre l’utilizzo almeno entro il 2016.
L’opera pubblica, il cui progetto era stato realizzato dall’ufficio Tecnico Comunale, era stata finanziata, nel mese di Agosto del 2011, dal Ministero dell’Interno, con decreto del funzionario responsabile dell’Obiettivo Operativo denominato 2.8 nell’ambito del Pon, e, per colpa degli innumerevoli e imprevisti intoppi burocratici accaduti uno dietro l’altro, è stata completata soltanto alcuni mesi fa.
Ora sembra essere diventata una nuova “cattedrale nel deserto” che rimane, chissà ancora per quanto tempo, con i battenti ben chiusi nell’attesa che arrivino i soliti vandali che provvederanno a distruggerla.
Poi, ad osservarla attentamente, si scopre che la grande opera realizzata risulta pure isolata e quindi irraggiungibile non essendo fornita di una vera e propria stradella di accesso. Forse chi l’ha progettata pensava di raggiungerla dall’alto?
E poi ancora perché gli spogliatoi sono stati progettati e realizzati fuori dall’impianto coperto e senza alcuna protezione per la salute degli atleti? Intanto, tra l’indifferenza della politica locale, la “Polisportiva Volley Città del Grano” che in attesa dell’impianto sportivo in questione, per diversi anni, ha dovuto giocare nelle palestre dei paesi vicini le gare di pallavolo sia maschili che femminili, con gravi danni economici, ha dovuto chiudere i propri battenti per cui allo stato attuale la città di Raddusa non è più rappresentata in questo settore sportivo dove il suo blasone ha sempre brillato.
Francesco Grassia