I piselli di Pareto
- di Redazione Il Solidale
- 24 gen 2017
- CULTURA
Vilfredo Pareto fu uno dei più grandi economisti italiani. Volle dimostrare, con la sua monumentale opera, che l'economia è una scienza esatta, al pari della fisica. Ma è celebre per il suo studio delle disparità economiche, e per la sua cosiddetta "legge 80/20", secondo cui, sinteticamente, l’80% degli effetti deriva dal 20% delle cause. La dedusse notando che nel suo orto il 20% dei baccelli produceva l'80% dei piselli; inoltre osservando che, in Italia, l'80% del reddito nazionale (e delle terre) era in possesso del 20% della popolazione. Era il 1906.
Secondo statistiche più recenti, in Italia il 20% più ricco possiede il 70% delle ricchezze nazionali. Sembrerebbe, a prima vista, che oltre un secolo di sviluppo economico e conquiste sociali abbiano lasciato la situazione sostanzialmente invariata; che la legge di Pareto abbia quasi la perennità di una legge naturale, e che quindi l'iniquità, almeno dal punto di vista teorico, sia oggettivamente connaturata nella società. Ma Pareto era tanto un genio quanto un ingenuo, come tutti gli scienziati del suo tempo: forse perché si alimenta di fantasia e passioni, la realtà umana sfugge a qualsiasi scienza, e da un secolo a questa parte spesso sfocia nel surreale.
In effetti, al giorno d'oggi, quel 20% più ricco possiede molto di più, che nasconde in paradisi fiscali. D'altro canto, la categoria dei più ricchi non è affatto omogenea, tutt'altro: ci sono i plurimilionari che, di fatto, fungono da "proletari" ai più potenti; i miliardari, come Trump, che costituiscono lo strato dominato del ceto dominante; e i decamiliardari, fra cui spiccano ereditieri dinastici, monopolisti di nuove tecnologie, e ovviamente finanzieri. A livello mondiale, quel 1% più ricco possiede tanta ricchezza quanto tutto il resto dell'umanità - e decide, senza scandalo, per l'altro 99%. Infine, al vertice della piramide, otto uomini da soli valgono in dollari quanto 3,6 miliardi di persone: cioè gli otto uomini più facoltosi al mondo possiedono tanta ricchezza quanto la metà più povera della popolazione mondiale.
Le pubblicazioni economiche tendono a giustificare e celebrare quel 1%, come se ci fosse qualcosa di comprensibile, o di inevitabile in questa distribuzione straordinariamente iniqua della ricchezza. Tuttavia, anche studi di parte cui scopo è quello di dimostrare che il sistema va solo migliorato, mai rimesso in discussione (come ad esempio il rapporto del Forum Economico Mondiale) non riescono più a mascherare una tendenza ormai consolidata: mentre l'1% più ricco continua ad arricchirsi, il 20% più povero si impoverisce ovunque, spesso a ritmi accelerati, come in Italia. Inoltre, il 40% della popolazione che nei paesi sviluppati costituisce il ceto medio, sta lentamente scivolando verso una relativa povertà: la tendenza è piuttosto accentuata negli Stati Uniti, paese al quale l'Europa si conforma sempre più.
99/1 è una proporzione che ripugna alla statistica, Pareto segnalerebbe l'anomalia senza perdere tempo ad analizzare il fenomeno, anzi scoprirebbe l’imbroglio immediatamente: la ricchezza di quel 1% è fatta quasi interamente di titoli finanziari. Pezzi di carta a cui per convenzione attribuiamo un valore, anch'esso convenzionale... Una ricchezza virtuale, diremmo noi. "Fittizia" direbbe Pareto.
Marco Amuso