Mineo, un matrimonio di integrazione!
- di Redazione Il Solidale
- 29 lug 2015
- SOCIALE
Mineo. Era il 2011 quando Martina e la sua famiglia decidono di fuggire dall’Egitto, paese sconvolto da disordini, atti di contestazioni e insurrezioni sfociate poi nella violenza.
Si tratta della “Rivoluzione egiziana del 2011”.
Dopo due tentativi vani, Martina e la sua famiglia, atterrati all’aeroporto di Fiumicino a Roma, sono finalmente accolti in Italia e trasferiti al CARA di Mineo.
Ai genitori di Martina, dopo dieci mesi, viene riconosciuto il diritto d’asilo; entrano perciò in possesso di un regolare Permesso di Soggiorno e decidono di trasferirsi in Germania per costruire un nuovo futuro.
Martina e la sorella continuano a vivere al CARA per tre mesi ancora, fino a che anche a loro non è riconosciuto il diritto d’asilo; una volta lasciato il più grande Centro d’accoglienza d’Europa, sono ospiti di una comunità gestita da religiosi.
Fino a qui potrebbe sembrare una storia come altre, la storia di migranti qualunque; ma non è così, poiché il destino di un nostro concittadino si intreccia con quello di Martina.
Giovanni, anch’egli appartenente ad una famiglia di emigrati, è nato in Sicilia, ma si è poi trasferito in Germania con la famiglia.
Rientra a Mineo sette anni fa, e nonostante i problemi che il nostro Paese sta vivendo, trova un lavoro all’interno del circuito della Cooperazione Sociale.
Ad oggi, Giovanni è aiuto- cuoco presso la cooperativa Laborintegra, la quale si occupa di ristorazione collettiva.
Martina e Giovanni si incontrano e si innamorano; non esistono differenze culturali o sociali che possano impedire ai due di amarsi; e così il 21 luglio hanno coronato il loro sogno d’amore di fronte a Dio nella Parrocchia di S. Maria Maggiore.
Due giorni dopo anche la sorella di Martina ha sposato un uomo italiano, un giovane operatore del Cara di Mineo.
L’integrazione trova così, attraverso il nascere di grandi amori, il suo massimo compimento, la sua più grande manifestazione; sono l’integrarsi a vicenda, l’unione e la fusione di diversi elementi che si completano l’un l’altro a raccontarci come le nostre vite siano oramai fuse con quelle di uomini e donne che accogliamo ogni giorno.
Testimone d’eccezione dello sposo, Paolo Ragusa dichiara: “Questo evento speciale testimonia l'evoluzione di una comunità che si apre alla diversità e che diventa sempre più multietnica. La storia dell'accoglienza - fuori dalle cronache di questi giorni - questa volta è diventata una bella storia d'amore, simbolo reale della buona integrazione”. Rosaura Cuddè