‘Trasferta in patria’ per una tirocinante della Luiss di Roma. Greta: “Ho vissuto un’esperienza che sognavo da tempo”
- di Redazione Il Solidale
- 28 feb 2017
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Si chiama Greta Bonanno, è siciliana all’anagrafe ma romana d’adozione. La 26enne nata a Caltagirone ha scelto la sua isola per effettuare un’esperienza formativa all’interno delle strutture che ospitano i migranti. Un percorso universitario da ultimare all’interno della “Luiss” di Roma, l’amore per i viaggi e tanta sete di conoscenza. Queste sono solo alcune delle caratteristiche di Greta.
“Grazie ad un progetto bilaterale tra la cooperativa San Francesco e l’università in cui studio Scienze Politiche e Relazioni internazionali – spiega Greta - ho avuto la possibilità di fare un’esperienza che sognavo da tempo. Tastare con mano i meccanismi che contraddistinguono i centri di accoglienza. Sono state due settimane intense, produttive e non poteva non essere così quando si è a contatto con storie di vita umana”.
Quindici giorni di stage che hanno permesso alla giovane di Caltagirone di conoscere la realtà e i ritmi di diverse strutture. “Ho visitato – continua Greta – a Mineo lo Sprar in cui vivono le donne nigeriane, alcune pure con i loro bambini, e quello che ospita i minori. Poi, ho assistito ad un laboratorio di cittadinanza presso lo Sprar di Raddusa e affiancato la docente di alfabetizzazione presso il Centro di Prima Accoglienza di Caltagirone “I colori del mondo”. Ogni giorno una scoperta, ogni giorno nuove emozioni. Grazie al tirocinio ho potuto, inoltre, partecipare alle audizioni effettuate in Commissione territoriale a Catania per la richiesta di protezione internazionale”.
Ma cosa avrà colpito maggiormente Greta? “Tante cose, soprattutto ascoltare le storie delle donne nigeriane, quello che hanno dovuto passare nel bene e nel male prima di arrivare in Italia. Mi hanno colpito i sorrisi dei minori stranieri non accompagnati ospiti del Cpa di Caltagirone, l’essere stata accolta con lo stesso affetto con il quale si accoglie una persona di famiglia, la loro tenerezza che nasconde storie delicate e spesso drammatiche. In futuro mi piacerebbe lavorare in organizzazioni governative o non inerenti alla tematica dei rifugiati. Non disdegnerei affatto un’esperienza all’estero presso i siti interessati dalla guerra, ad esempio in Siria. Sono una persona che ha viaggiato tanto e spero di continuare a farlo”.