Maria Pangaro: "La Magna Charta di Papa Francesco"
- di Redazione Il Solidale
- 11 mar 2017
Una "Magna Charta" sulle migrazioni. È il discorso di Papa Francesco ai partecipanti al Forum su migrazioni e pace, promosso dal dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, dallo Scalabriniani International Migration Network e dalla Fondazione Konrad Adenauer. "Accogliere, proteggere, promuovere e integrare" sono i quattro verbi - da “coniugare in prima persona singolare e in prima persona plurale” - per una "comune riposta" al fenomeno, che richiede precisi interventi sul piano legislativo, economico e politico. E’ nostro dovere dice il Papa:
Difendere i migranti, un "imperativo morale". "L'esperienza migratoria rende spesso le persone più vulnerabili allo sfruttamento, all'abuso e alla violenza". Il papa lancia il grido d'allarme, sulla scorta del suo predecessore. E ha precisato: "Parliamo di milioni di lavoratori e lavoratrici migranti - e tra questi particolarmente quelli in situazione irregolare -, di profughi e richiedenti asilo, di vittime della tratta". "La difesa dei loro diritti inalienabili, la garanzia delle libertà fondamentali e il rispetto della loro dignità sono compiti da cui nessuno si può esimere", l'appello di Francesco, secondo il quale "proteggere questi fratelli e sorelle è un imperativo morale da tradurre adottando strumenti giuridici, internazionali e nazionali, chiari e pertinenti; compiendo scelte politiche giuste e lungimiranti; prediligendo processi costruttivi, forse più lenti, ai ritorni di consenso nell'immediato; attuando programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i trafficanti di carne umana che lucrano sulle sventure altrui; coordinando gli sforzi di tutti gli attori, tra i quali, potete starne certi, ci sarà sempre la Chiesa".
Promuovere lo sviluppo delle comunità di origine. "Proteggere non basta, occorre promuovere lo sviluppo umano integrale di migranti, profughi e rifugiati". Ne è convinto il Papa, che nel discorso rivolto ai partecipanti al Forum ha ricordato che "lo sviluppo, secondo la dottrina sociale della Chiesa, è un diritto innegabile di ogni essere umano" e come tale "deve essere garantito assicurandone le condizioni necessarie per l'esercizio, tanto nella sfera individuale quanto in quella sociale, dando a tutti un equo accesso ai beni fondamentali e offrendo possibilità di scelta e di crescita". "Anche in questo è necessaria un'azione coordinata e previdente di tutte le forze in gioco -, l'appello di Francesco -: "Dalla comunità politica alla società civile, dalle organizzazioni internazionali alle istituzioni religiose". "La promozione umana dei migranti e delle loro famiglie - ha denunciato il Papa - comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare, ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell'esistenza". Per questo, secondo Francesco, "vanno incoraggiati gli sforzi che portano all'attuazione di programmi di cooperazione internazionale svincolati da interessi di parte e di sviluppo transnazionale in cui i migranti sono coinvolti come protagonisti".
"Persone e popoli interi raccolgono solo le briciole". "Non può un gruppetto di individui controllare le risorse di mezzo mondo. Non possono persone e popoli interi aver diritto a raccogliere solo le briciole". È questo l'accorato appello contenuto nella parte finale del discorso rivolto dal Papa ai partecipanti al Forum. "Nessuno può sentirsi tranquillo e dispensato dagli imperativi morali che derivano dalla corresponsabilità nella gestione del pianeta, una corresponsabilità più volte ribadita dalla comunità politica internazionale, come pure dal Magistero", ha tuonato Francesco, spiegando che "tale corresponsabilità è da interpretare in accordo col principio di sussidiarietà, che conferisce libertà per lo sviluppo delle capacità presenti a tutti i livelli, ma al tempo stesso esige più responsabilità verso il bene comune da parte di chi detiene più potere".
"Fare giustizia - ha spiegato il Papa - significa anche riconciliare la storia con il presente globalizzato, senza perpetuare logiche di sfruttamento di persone e territori, che rispondono al piu' cinico uso del mercato, per incrementare il benessere di pochi". Citando Benedetto XVI, Francesco ha ricordato che "il processo di decolonizzazione e' stato ritardato sia a causa di nuove forme di colonialismo e di dipendenza da vecchi e nuovi Paesi egemoni, sia per gravi irresponsabilita' interne agli stessi Paesi resisi indipendenti". "A tutto cio' bisogna riparare", il monito all'insegna del "dovere di giustizia": "Non sono piu' sostenibili le inaccettabili disuguaglianze economiche, che impediscono di mettere in pratica il principio della destinazione universale dei beni della terra. Siamo tutti chiamati a intraprendere processi di condivisione rispettosa, responsabile e ispirata ai dettami della giustizia distributiva". Un monito che come Movimento lo facciamo nostro perché è responsabilità di tutti un impegno non solo morale quanto soprattutto concreto. La comunità cristiana è il luogo dove la carità cristiana trova incarnazione e visibilità. Essa è chiamata ad essere casa della speranza per tutti, anche per quelli approdati nel suo territorio dopo mille peripezie. L'accoglienza dei è occasione di carità operosa, e viene nutrita di preghiera e spirito di contemplazione, come ci insegna papa Francesco nel capitolo quinto dell'Esortazione apostolico Evangelii gaudium. Bisogna perciò favorire il più possibile la gioia e l'umiltà dell'accoglienza, e suscitare condizioni di fraternità, e relazione reale condivisione.
Maria Pangaro - eupop.it