Ogni giorno aumenta la violenza, ma noi continuiamo a “ballare sul Titanic”!

  • di Redazione Il Solidale
  • 21 mar 2017

Ogni giorno aumenta la violenza, ma noi continuiamo a “ballare sul Titanic”!

Aprendo il “televideo” leggo in evidenza due orribili notizie: un ragazzino vittima di bullismo e un immigrato pestato a sangue su un treno! Mi sento vicino al padre che ha avuto il coraggio di postare sul web la foto del ragazzo per scuotere le coscienze, ma anche per provocare un senso di vergogna nei confronti di tutti coloro che ogni giorno si sentono “bulli”. Di certo mi sento amorevolmente vicino alla giovane vittima che dovrà gestire, oltre il trauma, anche questa - non certo piacevole- esposizione mediatica.

Alla lettura della notizia del “branco” che ha pestato un immigrato del Bangladesh, mi sento di dire che anch’io sono “migrante in questa terra” e che tutti noi dovremmo sentirci vicini a quest’uomo che nella civilissima Italia non ha trovato fortuna ma razzismo!

Questi due fatti, gli ultimi di una lunga serie che la cronaca ci consegna senza pietà, mi fanno gridare, attraverso queste brevi righe: quando la smetteremo di fare prevalere il sentimento di odio e le azioni di violenza nella nostra vita quotidiana?  

Viviamo in una società nella quale gli uomini stanno inaridendo il proprio cuore: preferiamo anestetizzare l’anima e fare parlare la “pancia” se non addirittura agitare “il bastone”!   

Oggi, nella migliore delle ipotesi, si urla se non addirittura si “alzano le mani”, e sempre più raro è il confronto delle idee, quasi imbarazzante diventa il contagio dei sentimenti di amicizia e fratellanza.

Qualche giorno fa un politico, uno di quelli di “ultima generazione”, è arrivato anche a giustificare la violenza, purché ovviamente questa – aggiungo io – sia rivolta verso gli altri!

Ma questa traiettoria ci porta a sbattere sugli scogli del male, senza accorgerci che stiamo tragicamente “ballando sul Titanic”!

Dobbiamo decidere a quali principi ispirare il nostro codice di condotta: l’amore verso il prossimo o le “ruspe”? L’egoismo sociale o la cultura dell’incontro? La “globalizzazione dell’indifferenza” o la gioia della prossimità?

Solo se cambieremo rotta, solo quando cominceremo a fare la scelta giusta, il “televideo” non ci costringerà più a leggere queste orribili notizie!

Paolo Ragusa

Presidente del Centro Studi C.E.S.T.A.