"Giù le mani dal Poliambulatorio"

  • di Redazione Il Solidale
  • 31 lug 2015
  • CRONACA

"Giù le mani dal Poliambulatorio"

Ramacca. “Il nostro Poliambulatorio non si tocca. Noi tutti lo difenderemo con le unghia e con i denti perché, dopo la soppressione del piccolo presidio ospedaliero che un tempo avevamo, è l’unica struttura sanitaria che ci rimane”. E’ questo il grido di protesta che si eleva dall’intera popolazione ramacchese compresa quella di tutto il circondario, contro la paventata decurtazione, se non proprio soppressione, delle prestazioni specialistiche in atto assegnante al Poliambulatorio di Ramacca, fruibili a tutta la popolazione del circondario con particolare riferimento a quelle di Raddusa e di Castel di Iudica. Al riguardo, ieri l’altro, abbiamo incontrato e quindi intervistato il Deputato Regionale On. Gino Ioppolo, primo firmatario, unitamente agli Onorevoli Musumeci e Farina, di un’apposita interpellanza rivolta all’Assemblea Regionale, al Presidente della Regione e all’Assessore della Salute, con la quale chiedono notizie in merito allo scottante argomento. Con l’On. Ioppolo abbiamo affrontato lo spinoso problema che assilla le intere popolazioni di Ramacca, Raddusa e Castel di Iudica ed abbiamo riflettuto sulle enormi difficoltà che le popolazioni delle suindicate città, lontane dalle grandi strutture sanitarie del capoluogo di provincia, sarebbero costrette a subire nel caso venisse soppresso il Poliambulatorio di Ramacca. “Siamo convinti – ci ha detto l’On. Gino Ioppolo – che la sanità del territorio catanese venga potenziata sia per gli aspetti della prevenzione che per quelli curativi. Noi vogliamo che l’offerta sanitaria sia indirizzata a tutti i cittadini che ne hanno bisogno, per cui ci auguriamo che l’attuale situazione del poliambulatorio di Ramacca, che serve anche le altre quattro o cinque città del circondario, non si traduca nel solito tentativo di indebolire la sanità, specie in questo versante calatino della provincia etnea lontano anni luce dalle più grandi strutture sanitarie”. Francesco Grassia