Glifosato, le autorità temporeggiano

  • di Redazione Il Solidale
  • 2 nov 2017

Glifosato, le autorità temporeggiano

Il glifosato è l'erbicida più diffuso al mondo. In commercio dal 1974, ne sono state disperse nell'ambiente forse 9 milioni di tonnellate. L'elevata tossicità della molecola mortifera è negata soltanto dai produttori (e dagli esperti loro stipendiati) sicché anni fa la Commissione Europea fu sul punto di vietarne il commercio; decise invece di rinviare la decisione fino alla fine di quest'anno. Adesso si discute per stabilire la data del divieto: la Francia auspica il 2020, Paesi Bassi e Danimarca pretendono il limite massimo stabilito, cioè il 2027. La negoziazione si annuncia prolungata.

 

A livello istituzionale il problema è puramente formale e riguarda esclusivamente il rischio cancerogeno, che la autorità sanitarie dei Paesi che contano (Stati Uniti, Canada, Australia, Germania ecc.) escludono. L'ECHA (l'agenzia europea per le sostanze chimiche) dice che il glifosato non è cancerogeno; l'EFSA (l'agenzia europea per la sicurezza alimentare) pure, ma si è scoperto che il suo rapporto di recente pubblicazione è stato direttamente scritto dai fabbricanti di glifosato. Lo IARC, un istituto di ricerca sul cancro sotto l'egida dell'OMS, lo ha classificato fra le cose "probabilmente cancerogene"... come le emissioni della frittura, le carni rosse, gli steroidi e alcuni prodotti chimici in uso dal parrucchiere.

 

La gravità del problema sul piano sanitario e politico sembra interessare solo la società civile. Mentre gli esperti dibattono per interposte sigle sui rischi teorici del glifosato e le autorità di conseguenza temporeggiano, varie inchieste giornalistiche hanno ampiamente documentato la sua mostruosa pericolosità effettiva. In un documentario della televisione pubblica francese, ad esempio, un allevatore presenta ai giornalisti i cadaveri di maialini nati - alcuni vivi - da scrofe nutrite con soia OGM: uno senza naso e senza zampe; uno con una testa a due facce; uno senza testa; uno con la lingua lunga quanto tutto il corpo; e un altro, sorta di appendice carnosa di un enorme occhio vitreo, così difforme da sembrare il relitto di un calamaro. L'allevatore collega gli aborti con le frequenti patologie intestinali dei suoi animali e capisce che il male proviene dai residui di glifosato nella soia con cui li nutre.

 

Gli investigatori approdano in Argentina da cui proviene il mangime, e trovano un Paese saccheggiato dalle multinazionali con la complicità di una corrottissima classe dirigente, ricoperto nelle sue terre più fertili da sterminati campi di soia alterata geneticamente per resistere al glifosato. Nei villaggi prossimi ai campi, dove la terra, l'acqua e l'aria sono contaminate dal micidiale erbicida, le persone si ammalano o muoiono prematuramente e i bambini nascono con patologie incurabili gravemente invalidanti. Il fotografo Pablo Piovano denuncia gli scempi dell'industria agrochimica in Argentina in una serie di ritratti tristemente intitolata "Il costo umano". Purtroppo nelle sedi istituzionali né l'intuizione umana né la sofferenza della gente sono prove ammissibili.

 

 

Marco Amuso