Glifosato, un divieto tardivo e superfluo

  • di Redazione Il Solidale
  • 13 nov 2017

Glifosato, un divieto tardivo e superfluo

La proposta della Commissione Europea di rinnovare per altri 5 anni l'autorizzazione all'uso del glifosato non è passata: 14 Paesi hanno votato a favore, 9 contro (fra cui l'Italia), 5 si sono astenuti. Se la situazione si ripete in occasione della prossima votazione, in calendario fra qualche settimana, il regolamento prevede che la Commissione Europea possa adottare la proposta senza l'avvallo dei Paesi membri.

 

Tuttavia un divieto europeo anche immediato non ci tutela dagli alimenti contaminati importati, come ad esempio il grano canadese usato per tagliare quello italiano. Nessuna legge vieta la pratica: anzi, l'Italia non è libera di limitare le importazioni. Sicché il glifosato già vietato nei campi italiani non lo è nei nostri piatti.

 

Laboratori accreditati hanno rilevato tracce dell'erbicida (e di altre sostanze tossiche quali il cadmio e il deossinivalenolo) nella pasta prodotta dai marchi più noti. La difesa concordata dell'industria si articola su due punti. Il primo: l'Italia non produce abbastanza grano, è necessario importarlo. Il secondo: le tracce di glifosato sono al di sotto della soglia di rischio legale.

 

In realtà, l'industria italiana della pasta esporta circa la metà della produzione. Potenzialmente la produzione di grano in Italia soddisfa la domanda interna; ma essendo i contributi superiori al prezzo di mercato, qui non conviene produrre grano. Solo in Sicilia, è stimata a circa 300.000 ettari la superficie coltivabile improduttiva.

 

Inoltre, la soglia di rischio è arbitraria: fissata dall'EFSA (l'agenzia europea per la sicurezza alimentare) che sul glifosato si limita a convalidare le dichiarazioni rassicuranti dei fabbricanti dell'erbicida, non tiene conto di ricerche indipendenti che evidenziano come quantità di glifosato anche 10 volte inferiori alla dose legale (0,5mg/kg di peso corporeo giornalieri) hanno effetti genotossici sugli organismi viventi.

 

 

Marco Amuso