Udc, on. Terrana: "La testimonianza di fratel Biagio non può lasciare indifferenti"
- di Redazione Il Solidale
- 15 gen 2018
- SOCIALE
"La vicenda che sta vivendo fratel Biagio deve interrogare la coscienza di ogni credente e di quanti rivestono cariche di responsabilità isttuzionale, fratel Biagio Conte ha sempre manifestato attenzione nei confronti di tutti coloro che versano in stato di bisogno con particolare dedizione e impegno, oggi non bisogna rimanere ma impegnarsi con determinazione contro le vecchie e le nuove povertà che attanagliano la nostra società per costruire un futuro migliore è più solidale". Lo rende noto il Responsabile degli Enti Locali Udc e componente dell'esecutivo nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori On. Decio Terrena.
LA TESTIMONIANZA:
Sono nato nel 1963 da una famiglia benestante e fino a 25 anni non mi rendevo conto – distratto dalle cose del mondo – di tutto il materialismo e il consumismo di questa società. Pur avendo tutto, mi lamentavo ed ero sempre insoddisfatto.
Schiavo del materialismo non mi accorgevo dei peccati e degli errori che commettevo. Però, guardando la mia città e quello che mi stava attorno, cominciavo ad accorgermi d i tanti volti pieni di sofferenza: persone che dormivano per terra alla stazione, sulle panchine, mi accorgevo di tanti bambini dei quartieri degradati di Palermo con i volti tristi, giocare in mezzo all’immondizia.
Quei volti sofferenti continuavano a ritornarmi nella mente e nel cuore, mi sentivo ferire; mi sentivo in colpa, ma non riuscivo a trovare nessuna risposta, nessuna soluzione per quei volti sofferenti che chiedevano aiuto.
Fu allora che sentii di lasciare, in silenzio, mio padre, mia madre, il lavoro e la ditta, per donare totalmente la mia vita ai poveri. A questa scelta sono arrivato attraverso un duro cammino. In un primo momento decisi di andare a vivere da solo, sulle montagne all’interno della Sicilia. Ho voluto vivere in silenzio staccato da tutto e da tutti, soprattutto dalle cose materiali. In quei luoghi, in mezzo alla natura ho trovato quello che non riuscivo a trovare in città.
All’inizio ho vissuto da eremita, dopo un pastore mi ha aiutato. Ero felice, lì avevo la possibilità di lavorare, di meditare e di vivere in silenzio. Dopo un periodo vissuto così, ho lasciato quei luoghi per affrontare un viaggio fino ad Assisi, dove aveva vissuto San Francesco, perché sentivo nel mio cuore di condividere il suo pensiero.
Ho attraversato diverse regioni, vivendo di totale carità. L’unico mio compagno in questo viaggio è stato un cagnolino che avevo salvato e ho chiamato Libertà. Come unico sostegno avevo un bastone. In testa portavo un cappellino ricavato da una manica di maglione che mi ha riscaldato tanto.
Ritornato a Palermo è subentrato in me un momento di indecisione. Volevo andare in Africa a fare il missionario, dedicare la mia vita ai poveri. Invece, ho sentito qualcosa che mi bloccava. Così me ne sono andato sotto i portici della stazione con uno zaino pieno di latte e the caldo, per aiutare e stare vicino a quelli che la società ha dimenticato: li chiamano barboni, alcolisti, giovani sbandati, stranieri, prostitute, ma che io sento nel mio cuore di chiamare fratelli e sorelle. Così è nata la Missione di Speranza e Carità…..
Pace e Speranza
Fratel Biagio Conte