Rifugiati, Unhcr: "Solo l'istruzione può salvare la vita dei bambini"
- di Redazione Il Solidale
- 23 gen 2018
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Un bambino rifugiato, due destini possibili. In uno, senza istruzione, ci sono un presente e un futuro già segnati. Un bambino che non va a scuola è più esposto alla violenza e agli abusi e ha di fronte a sé un futuro di incertezza. In un altro, sui banchi di scuola, c’è invece la possibilità di ricominciare a sorridere e sognare, di costruire un futuro dignitoso e di lasciarsi alle spalle il trauma della guerra. È un vero e proprio bivio, quello davanti al quale si trovano, senza possibilità di scegliere da che parte andare, milioni di bambini rifugiati. Ed è questo il tema al centro dell’evento-performance “Con o senza istruzione. Un bambino. Due destini” organizzato dall’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr) in occasione della seconda edizione della campagna “Mettiamocelo In Testa. Solo l’istruzione può salvare la vita e il futuro di un bambino rifugiato”, che mira a sensibilizzare sull’importanza dell’istruzione per i bambini rifugiati e raccogliere fondi per garantire loro l’accesso a un’istruzione di qualità.
Stando ai dati emersi dal rapporto dell’Unhcr Left Behind infatti, nel corso dell’ultimo anno accademico, oltre 3,5 milioni di bambini rifugiati in tutto il mondo non hanno avuto la possibilità di andare a scuola. Di questi, 1,5 milioni non hanno frequentato la scuola primaria e 2 milioni la scuola secondaria. E se nel mondo oltre il 90 per cento dei bambini frequenta la scuola primaria, per i bambini rifugiati la percentuale si abbassa a quota 61 per cento, mentre nei paesi a basso reddito si riduce ulteriormente fino ad arrivare al 50 per cento. Un divario che diventa ancora più ampio quando i bambini crescono. Infatti, se in tutto il mondo l’istruzione superiore si attesta al 36 per cento, per i ragazzi rifugiati la percentuale rimane drammaticamente ferma all'uno per cento. Eppure, per la sopravvivenza di un bambino rifugiato, la scuola non è meno importante di una tenda dove dormire, del cibo o delle cure mediche.
“Un bambino rifugiato ha già dovuto subire il trauma della violenza e della fuga forzata per sopravvivere, spesso ha perso anche i suoi genitori – commenta Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa - . Non possiamo e non dobbiamo permettere che debba rinunciare anche all’istruzione. A scuola i bambini sono protetti dalla violenza e acquisiscono quelle conoscenze e abilità indispensabili che gli permetteranno di avere una vita autonoma e di non cadere nella spirale dell’assistenzialismo. Per queste ragioni – conclude Sami - chiediamo a tutti di sostenere la campagna: un sms o una chiamata da fisso al 45516 può avere un impatto determinante nella vita di un bambino rifugiato”.
Per l’Unhcr l’istruzione è parte integrante della risposta umanitaria alle più gravi emergenze internazionali. E poiché l’esilio di milioni di rifugiati può durare decenni, l’obiettivo dell’Unhcr è di poter assicurare ai bambini rifugiati un’istruzione di qualità per tutta la loro vita scolastica e per farlo ha bisogno del sostegno di tutti.