I giovani in servizio civile? "Preparati e alla ricerca di un’opportunità"
- di Redazione Il Solidale
- 25 gen 2018
- SOCIALE
(ArciServizioCivile), la più grande associazione di scopo italiana dedicata esclusivamente al servizio civile nazionale, cui aderiscono 5 associazioni nazionali (Arci, Arciragazzi, Auser, Legambiente, Uisp) e decine di organizzazioni locali, ha pubblicato on-line un Report con i dati del primo monitoraggio effettuato su tutti i suoi giovani – oltre 1.830 tra Italia ed estero- attualmente in servizio. Inoltre ha annunciato come intenda “presentare a regolare cadenza una serie di focus sui giovani che hanno partecipato ai progetti di servizio civile messi a bando nel 2017 dalle associazioni ad essa aderenti”.
ASC è anche l'unica associazione ad avere disponibili le serie complete di dati, approfondimenti ed analisi sui giovani in servizio civile a partire dal 2009. Si tratta di un universo di quasi 11.000 giovani.
Il monitoraggio 2017 è stato curato dalla ricercatrice Elisa Simsig, che ci evidenzia come questo sia “avvenuto completamente on-line su tutti i giovani in servizio a partire dallo scorso settembre, e sia la prima fase di una ricerca che avrà un’altra tappa fra poche settimane e l’ultima alla fine dei progetti”. “Il monitoraggio, pensato innanzitutto nell’interesse delle organizzazioni locali per valutare l’andamento dei progetti – ci dice ancora Simsig – permette un’analisi funzionale su tutta Italia, ma anche dei focus specifici che possono arrivare al livello del singolo progetto”.
Chi sono i volontari in servizio civile. Questa prima parte della ricerca si è concentrata soprattutto sul profilo del giovane volontario in servizio con ASC, le sue conoscenze in termini di studio, il suo rapporto con il mondo del lavoro e il suo “cosmopolitismo”, ossia la conoscenza di lingue straniere. “Una dato rilevante – ci dice Simsig – è quello relativo ai laureati, che sono circa il doppio dei loro pari età non in servizio. Questa presenza non è dovuta ad una selezione specifica, anche perché il numero dei diplomati, che sono circa il 60%, è in linea con quello degli altri giovani. Pensiamo piuttosto che la cosa sia riconducibile ad una maggiore interesse da parte dei giovani laureati per il servizio civile, visto in una fase particolare della loro vita come una possibile transizione verso il mondo adulto e quello del lavoro”.
Un dato altrettanto rilevante è quello dei NEET, ossia dei giovani che prima del servizio civile non studiavano e non lavoravano, pari a circa l’14%, in linea con quello degli altri giovani pari età e cresciuto rispetto all’11% della precedente rilevazione. “Il servizio civile– ci sottolinea Simsig – sembra vivere gli stessi problemi che ha tutto l’universo giovanile, soprattutto se confrontiamo questo dato dei NEET con quello degli anni precedenti, evidenziando come anch’esso sia aumentato per via della crisi economica”.
“Ci pare di poter dire – conclude la ricercatrice – che questi giovani sono una generazione ‘tosta’, molto preparata, ma che trovando poche opportunità, se le crea scegliendo il servizio civile”. (FSp)