Disabili over 65, in Sicilia è "deregulation"
- di Redazione Il Solidale
- 6 feb 2018
- SOCIALE
Sugli “over 65” con disabilità, in Sicilia è “de-regulation”: in mancanza di una precisa regolamentazione in materia, ogni realtà opera infatti in maniera diversa. Secondo gli ultimi dati resi noti dal Coresam, il coordinamento regionale salute mentale, nell'Isola ci sono 250 comunità alloggio dedicate al disagio mentale, che forniscono assistenza a circa 2.500 persone in condizione di disabilità mentale, con una ricaduta di quasi 2 mila posti di lavoro. “Il problema dei sessantacinquenni ricoverati nelle comunità alloggio - afferma Francesco Lirosi, presidente del Coresam - in Sicilia non esiste perché c'è una sorta di deregulation, determinata proprio dall'assenza di una regolamentazione specifica in materia. Qualora la regione decidesse di mettere mano all'argomento, in quel caso sarebbe opportuna una posizione non rigida ma sicuramente legata ai diversi casi, tenendo conto soprattutto del parere discrezionale del dipartimento di salute mentale a cui fa riferimento la comunità di appartenenza che segue la persona. Finora abbiamo avuto casi di persone che sono rimaste all'interno della comunità alloggio”.
“In Sicilia purtroppo la situazione che si vive è ancora più ampia che altrove, perché il tema si inserisce in un sistema politico-amministrativo che riguarda il settore socio-assistenziale delle comunità alloggio che è fermo ed ingessato da parecchio tempo - continua Lirosi -. Piuttosto quindi che il caso di chi ha compiuto 65 anni, abbiamo il problema ancora più grave della sopravvivenza delle stesse comunità alloggio, molte delle quali in questi ultimi anni hanno chiuso".
Dopo 10 anni di attesa, con l'approvazione lo scorso agosto del piano regionale per l'integrazione socio-sanitaria si prevedeva, infatti, come servizio sperimentale, l'avvio in tempi brevi della nuova regolamentazione socio-sanitaria integrata delle comunità alloggio per disagio mentale e l'assistenza domiciliare integrata per gli anziani in grave stato di salute. "Ma è purtroppo ancora tutto fermo e ad oggi abbiamo quindi il paradosso di avere a disposizione un fondo unico regionale previsto dall'ultima finanziaria - continua Francesco Lirosi - che però è bloccato. Si aspetta soltanto che l'assessorato alla sanità mandi le linee guida operative alle Asp affinché costituiscano gli albi provinciali per l'accreditamento delle realtà che operano nel settore socio-sanitario in modo da erogare i finanziamenti a garanzia della continuità dei servizi. I soldi in questo caso ci sono – precisa - ma la regione deve solo ultimare una procedura che renderebbe pienamente operativi i servizi. Auspichiamo quindi che gli assessori alla sanità e alle attività sociali e tutto il governo siciliano diano dei segnali forti di rottura reale dal passato, soprattutto per il bene delle persone più fragili e di tutti gli operatori che vi si dedicano”.
Sul caso degli over 65 parla anche il Corecaf. “Le esperienze di cui sono venuto a conoscenza in questi ultimi anni sono state diverse - dice pure Salvatore Sciortino presidente uscente del Corecaf (coordinamento regionale case famiglia) -. In alcuni casi di persone con disabilità collocate in comunità in piccoli comuni siciliani (San Mauro Castelverde, Termini Imerese e altri) che avevano maggiore disponibilità economica, è avvenuto il trasferimento nelle case di riposo per anziani. A Palermo invece, in due casi si è optato per la permanenza nella stessa struttura anche dopo i 65 anni: Dsm (dipartimento di salute mentale) ha infatti attestato che, in considerazione del fatto che alle persone che hanno vissuto per molti anni in una determinata realtà va garantita la continuità del percorso e progetto di vita, al fine di evitare traumi dovuti ad uno sradicamento dal loro contesto di riferimento abituale".
Attualmente si verifica, secondo le esperienze raccolte dal Coresam, che dopo 5 anni di permanenza in una Cta (comunità terapeutica assistita) la persona, nella gran parte dei casi, non riesca a passare nelle comunità alloggio dedicate, perché non ci sono posti e i comuni non hanno la capacità economica di sostenere nuove comunità. "Siamo davanti ad un sistema che grava economicamente molto di più sulla regione, perché per gli utenti gravi che escono dai centri e non possono ritornare in famiglia, avvengono i ricoveri in ospedale o in case di cura private, per chi può pagare. Naturalmente c'è pure il dramma di chi non ha nessuno e rimane completamente fuori. In questo momento addirittura abbiamo cinquantenni con disabilità che, invece di stare in comunità alloggio, si trovano in strutture residenziali per anziani comunali o private mantenute dalle famiglie. Alcuni comuni che vivono, infatti, forti difficoltà economiche, anziché effettuare i ricoveri in comunità specifiche, inseriscono queste persone in centri per anziani non adeguati al caso. Ci sono pure centri dedicati che invece, in accordo sempre con i comuni, arbitrariamente abbassano le rette rispetto agli standard previsti dalla regione. Insomma siamo davanti ad una situazione fuori controllo che invece richiederebbe maggiore rigore e fermezza”. (set)