Mirabella Imbaccari – Sindelfingen. Il giovane Francesco, dalle origini sicule, scrive e pubblicherà: “Der Pharao”.
- di Redazione Il Solidale
- 29 mar 2018
- CULTURA
“La passione della scrittura – racconta Francesco Ferro - è nata nel corso dei semestri universitari nelle analisi sulle varie opere dei scrittori anglofoni, l’idea di scrivere un libro diventava sempre più reale e mi ero chiesto, perché no? ”
E’ la storia di un giovane ragazzo dalle origini sicule, residente in Germania, con la forte passione della scrittura. Il suo nome è Francesco Ferro, 25 anni, nato a Böblingen, cittadina nel Land del Baden-Württemberg in Germania il 19 Marzo del 1993. Vive a Sindelfingen, città che ha ospitato e che continua ad ospitare moltissimi mirabellesi che, per ricerca del loro futuro e dignità personale, fuggono via dalla loro terra. Dopo il Liceo scientifico, studia Linguistica e Anglistica a Stoccarda. Francesco definisce la scrittura come “un sentimento descritto come urgenza interiore”. La motivazione di raccontare una storia che narra le vicende della vita, quelle belle, come il legame con la Sicilia e con la città di Mirabella Imbaccari, l’immagine pittoresca dell’Etna fumante con sfondo Taormina, e quelle meno belle, come crescere senza genitori, riportando sentimenti come l’ingiustizia, la vendetta e la tristezza. “Scrivere afferma Francesco - “è diventato un fascino irresistibile per me. Posso creare mondi che funzionano verso le mie regole, far vivere i miei personaggi e alla fine può anche essere che hanno abbastanza vita per poter sorprendere il proprio scrittore. Conclude - Indipendentemente dal successo che avrò continuerò a scrivere”.
Il legame con la città di Mirabella Imbaccari è sempre più vicino e stretto. Francesco e la sua famiglia, per tradizione, ritornano volentieri per far visita ai parenti e godere le festività locali.
Molti mirabellesi fuggono via in cerca di futuro. Cosa pensi dell’emigrazione giovanile verso la Germania?
“L’emigrazione italiana fino un paio di anni fa per me era un termine che riguardava un tempo molto prima di me, parlando degli anni 60, ma anche 70 o magari 80. Negli ultimi anni mi è stato mostrato il contrario. Improvvisamente Stoccarda era piena di giovani italiani. Ho sentito come una grande onda di tristezza con questi eventi di emigrazione, specialmente avendo visto il graduale spopolamento di Mirabella, una città di emigrati. Spero che i miei coetanei, che sono fuggiti/fuggono o ancora fuggiranno, trovino felicità”.
“Der Pharao”, sarà il titolo della sua prima pubblicazione. Tradotto in Italiano significa “Il Faraone”, ispirato alla famiglia del Faraone, emigrati siciliani in Germania negli anni 60. Storia, avventura, curiosità e creatività sono le caratteristiche principali del libro. Un opera che attraverso la rilettura insegna i valori della vita vissuta con sacrificio, con prudenza ma soprattutto con responsabilità. Il Faraone visto come un paragone con le famiglie siciliane emigrate. Sarà tutto da scoprire.
Perché hai scelto questo titolo?
“Ho scelto questo titolo perché riflette benissimo il fatto che ogni cosa ha un passato da prendere a considerazione”. Come l’Egitto ha avuto i suoi faraoni, in questo caso è l’emigrato siciliano che sarà messo a confronto con il suo passato”.
Cosa racconta il tuo libro?
“Il libro “Der Pharao” parla del calvario della famiglia Faraone che, nel corso del miracolo economico in Germania, lascia la Sicilia per trovare la fortuna in Germania. A differenza di tutt’altri emigranti, il padre di famiglia, Ciccio Faraone, non cerca principalmente un lavoro per far sopravvivere la sua famiglia, ma cerca di fuggire in una ipotetica maledizione, definita dal libro un “problema antico” che costa una vita dopo l’altra nel cerchio della sua famiglia. Vent’anni dopo, poco prima di scoprire cosa c’è dietro la morte, Ciccio Faraone e il figlio muoiono. Adesso spetta al nipote di Ciccio andare alla ricerca di questo problema antico”.
Hai un sogno?
“Il mio sogno è sentirmi sodisfatto con le scelte che faccio e che farò, in termini professionali o privati. Penso che non ci sia nulla più importante di questo. Un giorno, spero di poter vivere con la scrittura”.
F.B.