"La Stevia" come coltivarla e come usarla
- di Redazione Il Solidale
- 12 apr 2018
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Quello della Stevia è un mercato al quale stanno puntando tutte le più grandi multinazionali del comparto alimentare e che potrebbe arrivare anche a 17 miliardi di dollari nel 2020. La coltivazione ha una durata quadriennale in cui è possibile realizzare anche tre raccolti all’anno ad alta concentrazione di prodotto, il tutto a fronte di un investimento iniziale abbastanza ridotto (dieci-quindicimila euro per ettaro.
Tra le piante globalizzate va trovando sempre più simpatizzanti la Stevia rebaudiana Bertoni (Famiglia delle Asteraceae), Ordine Asterales, Sottofamiglia Asteroideae.
Questa pianta era usata, già in tempi molto antichi, dagli indiani del Guaranì che la utilizzavano per il suo potere dolcificante e proprio per questo la chiamavano “kaa he-he” (erba dolce). Il suo areale di origine è la valle del Rio Monday, in Paraguay, e diffusa anche nelle vicinanze di Brasile ed Argentina.
Viene coltivata estesamente e consumata in Thailandia, Israele e Cina, e in genere in tutta l’America meridionale, dove è usata da secoli come dolcificante ma soprattutto come pianta medicinale. In Brasile è utilizzata come rimedio della medicina popolare per il diabete.
Inizialmente S. rebaudiana era chiamata Eupatorium rebaudianum in onore di Rebaudi, il primo chimico a studiare le caratteristiche chimiche delle sostanze da essa estratte, successivamente fu classificata botanicamente da Dr. Moises Santiago Bertoni ed il suo nome cambiò in S. rebaudiana Bertoni (1905).
Le sue foglie sono ricche di glicosidi steviolici che producono un sapore dolce senza contenuto calorico. Tra le 230 specie del genere Stevia solo le specie rebaudiana e phlebophylla producono glicosidi steviolici. Il suo sapore della Stevia richiama quello della liquirizia, gusto che non è gradito da tutti. Alcuni lamentano che la Stevia cambia il sapore degli alimenti, compreso il caffè.
Pianta
La Stevia rebaudiana è un arbusto ramificato cespuglioso, dotato di diversi fusti, inizialmente erbacei, con tendenza a lignificare dalla base con il decorrere della stagione. Arriva a un’altezza di mezzo metro circa.
Presenta foglie di forma lanceolata, leggermente lobate e seghettate, ricoperte di corta peluria su entrambe le pagine fogliari, opposte.
I fiori ermafroditi sono piccoli e numerosi, di colore biancastro con corolla di cinque petali campanulati e sottili, il calice ne contiene 4-5. La fioritura viene indotta da condizioni di giornate con durata di illuminazione inferiore a 12 ore. L’impollinazione è entomofila, tardo-autunnale.
Il frutto è un achenio piccolo, dotato di pappo che ne favorisce la dispersione dei semi attraverso il vento.
Coltivazione
Non cresce bene nei terreni compatti, preferisce quelli sciolti; quindi è una pianta di ambienti ruderali e di terreno smosso e lavorato più che pianta da prato; è abbastanza tollerante per l’acidità del suolo. Richiede un’esposizione soleggiata, ma vegeta bene anche in posizione semiombreggiata.
Clima
La Stevia rebaudiana è una pianta perenne poco resistente al gelo, nei climi più caldi è coltivata solitamente come semiperenne. Resiste fino a temperature di 0°C, per cui facilmente si adatta ai climi temperati dell’Europa e del nord America. L’ambiente ideale per la crescita vegetativa di Stevia è rappresentato da temperature superiori a 20°C, accompagnate da una durata della luce superiore a 16 ore; il ciclo colturale primaverile-estivo prevede un periodo di quiescenza durante l’inverno. In caso di clima freddo può essere protetta mediante pacciamature, permettendo la sopravvivenza della parte basale che rivegeterà a primavera. In caso di clima molto freddo può essere ovviamente ricoverata in serra, riportandola all’aperto dopo le ultime gelate primaverili.
Riproduzione e moltiplicazione
Si riproduce solitamente per seme, e si moltiplica per talea con una buona percentuale di successo. I semi sono minuscoli, e prima della semina vengono solitamente mescolati con della sabbia per evitare una distribuzione troppo fitta. La percentuale di germinazione è modesta. Si consiglia di non far seccare il terriccio durante la germinazione.
Le piantine vengono trapiantate individualmente quando hanno messo il secondo paio di vere foglie, mettendole a dimora all’esterno dopo le ultime gelate, e fornendo loro una certa protezione fin quando la pianta è ben avviata.
I semi devono essere interrati in primavera (marzo-aprile) e ricoperti con uno strato di terra di circa un centimetro. Il terreno deve essere mantenuto molto umido. Si può ricoprire i vasi con un sacchetto di plastica fino a quando spunteranno i germogli, al fine di creare le condizioni di umidità più adatte. Le piantine spunteranno dopo 10-15 giorni.
Inoltre la pianta di Stevia si propaga molto facilmente: togliendo un rametto e ponendolo subito nel terreno tenderà a radicare spontaneamente, questa sua enorme proprietà le ha valso il nome di pianta pioniera in quanto copre e colonizza facilmente qualunque area a lei vicina.
Esperienze di coltivazione in Campania
Nel 2015 sono stati realizzati dei campi dimostrativi in Campania per constatare l’“Influenza delle condizioni pedo-ambientali e delle tecniche agronomiche sulla produzione di Stevia”. I risultati ottenuti hanno evidenziato che questa specie può essere coltivata con successo in quell’area e che la corretta gestione dell’irrigazione in termini di sistemi, turni e volumi di irrigui gioca un ruolo fondamentale ai fini della produzione quali-quantitativa dei glicosidi steviolici da essa ricavati”.
Esperienze di coltivazione in Sicilia
La coltivazione di Stevia in Sicilia ha coinvolto otto aziende della provincia di Agrigento e di Trapani, infatti, hanno chiuso un accordo con Stevia Natura, società francese proprietaria dell’unico impianto di estrazione in Europa che acquisterà tutta la produzione. A metterle insieme è stato l’agronomo Massimo Somaschini, che ha ideato il piano agro-industriale che prevede l’utilizzo di piantine ibride di stevia, un disciplinare agronomico controllato anche da una rete “in cloud” di centraline per il rilevamento dei dati agronomici e climatici ed il conferimento del raccolto. In molti ritengono che il territorio delle isole e dell’Italia meridionale siano buoni per la coltivazione di questa pianta.
Raccolta
La sua coltivazione può rientrare nella diversificazione agricola del piccolo produttore, che permette un’entrata di capitali in periodi durante i quali le coltivazioni da rendita tradizionale non lo fanno. Da non sottovalutare la raccolta che ha bisogno di una gran quantità di manodopera tanto nella gestione agronomica quanto nella fase di raccolta e post-raccolta.
Utilizzo
I principali principi attivi della Stevia rebaudiana B. sono la stevioside e la rebaudoside A., sostanze capaci di dolcificare in maniera naturale e che hanno rivoluzionato il campo degli edulcoranti.
S’intuisce subito che il loro uso è indirizzato alla preparazione di bibite, alimenti dietetici, medicine, ecc.
Questo alimento si presenta sul mercato in foglia secca intera o trattata a differenti livelli (tritata, macinata, polverizzata): in filtrati, sciroppi, tinture, estratti liquidi o in polvere, in forma cristallizzata.
L’uso della Stevia nei prodotti alimentari è stato approvato dall’Unione Europea (EFSA), come Food Additive, soltanto il 14 aprile 2010, dopo circa un decennio di richieste da parte di diverse aziende.
Altro enorme vantaggio della Stevia rispetto allo zucchero ma anche a tutti gli altri dolcificanti naturali è il fatto che il suo apporto calorico è uguale a 0. Ciò significa che le foglie di questa pianta sono in grado di fornire dolcezza ma senza far ingrassare.
La Stevia è normalmente consumata in molti Paesi, in alcuni di questi da molto tempo e senza particolari problemi ed è considerata meno dannosa di altri dolcificanti, come l’aspartame o l’acesulfame K, usata come estratto secco o come infuso fresco. Ad esempio, in Giappone, la Coca Cola la usa come dolcificante per la Coca Cola Light (Diet Coke).
Il contenuto in queste sostanze (come accade nel regno delle piante officinali) è altamente variabile, in funzione delle condizioni ambientali, della tecnica colturale e soprattutto della scelta dei biotipi di interesse produttivo.
Come si utilizza la Stevia
E’ possibile utilizzare la Stevia sotto forma di:
- foglie fresche
- foglie in polvere
- concentrato liquido
- estratto in polvere
“Della Stevia si possono utilizzare le foglie fresche, quelle in polvere (che sono 20/30 volte più dolci dello zucchero), il concentrato liquido, 70 volte più dolce dello zucchero, e infine l’estratto in polvere, addirittura 300 volte più dolce dello zucchero. Come già detto, noi vi consigliamo di preparare in casa la vostra polvere di Stevia con la quale potrete dolcificare: tisane e tè (ne basterà la punta di un cucchiaino) mentre per un impasto da 400 grammi di farina, da utilizzare ad esempio per la preparazione di biscotti, occorreranno solo 4 grammi di Stevia essiccata, polverizzata o sbriciolata. La polvere di Stevia può essere utilizzata anche per la preparazione di altri dolci, come le torte. Bisognerà regolarsi con la quantità in base al gusto personale, ricordando che la Stevia ha un potere dolcificante anche di 100 volte superiore allo zucchero.
La polvere di Stevia può essere poi aggiunta in piccole quantità direttamente nel filtro della caffettiera per dolcificare il caffè. Le foglie essiccate e sbriciolate, ma anche le foglie fresche, possono essere lasciate in infusione insieme ad altre erbe nella preparazione delle tisane. Le foglie fresche o secche possono essere lasciate in infusione in semplice acqua o in altre bevande per dolcificarle naturalmente (ad esempio nel latte vegetale che utilizzerete per la colazione o per preparare un frullato o un budino)”.
Aspetti salutistici della Stevia
Una foglia fresca, o un quarto di cucchiaino di foglie essiccate, corrispondono a un cucchiaio di zucchero (durante l’essiccazione il peso della pianta fresca si riduce dell’80%).
Diversi studi condotti in diverse parti del globo dimostrano che gli estratti di questa pianta, oltre ad essere un buon dolcificante, esercitano potenziali effetti benefici sulla salute dell’uomo, relativamente ad attività ipoglicemica, antipertensiva, antinfiammatoria, antidiarroica, effetto antiossidante, antimicrobica.
La Divisione di Medicina Cardiovascolare dell’Università di Medicina di taipe-Taiwan, lavorando con 106 ipertesi cinesi di ambo i sessi, di età compresa tra i 28 e i 75 anni, ha determinato che la Stevia agisce come ipertensore e cardiotonico (regolarizza la pressione e i battiti del cuore). Inoltre hanno evidenziato che tale attività è accompagnata da un ruolo significativo nell’alleviare i sintomi del danno epatico e renale dovuto al diabete, con riduzione dello stress ossidativo. “Il meccanismo che porta ad un miglioramento complessivo del benessere dell’organismo sembra dovuto alla variazione del trasporto di glucosio, alla sua eliminazione ed alla modulazione della secrezione insulinica”.
“Il Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo dell’Hospital University Aarhus in Danimarca, è arrivato alla conclusione che la Stevia agisce stimolando le cellule beta del pancreas, in modo tale da produrre da sole insulina, e per tanto ha un importante ruolo anti-iperglicemico nelle persone affette da diabete di tipo 2 (non insulina-dipendente). Si conducono studi sui suoi effetti in diabeti di tipo 1 (insulina dipendente)”.
Altri studi dimostrano che lo stevioside possiede un effetto antinfiammatorio sia in vitro che in vivo, godendo di proprietà immunostimolanti, aumenta la risposta umorale mediata dalle cellule B e T e dalla funzione fagocitaria.
Sui soggetti obesi la Stevia aiuta nella perdita di peso in quanto non produce calorie, riduce il desiderio per alimenti grassi e dolci, giacché diminuisce i meccanismi della fame attraverso il suo effetto sull’ipotalamo che regola appunto la fame, l’appetito e la sazietà. Un ruolo importante sembra svolto dai composti fenolici (ottenuti da estrazione etanolica delle foglie), i quali hanno la capacità di inibire i radicali liberi (i.e., radicale idrossile, anione superossido, perossido d’idrogeno), agendo come agenti riducenti.
L’altra campana. La stevia fa male? Le controindicazioni e le polemiche
Si ribadisce che l’utilizzo e l’autoproduzione della stevia come dolcificante e dei suoi derivati, è stato ammesso dall’Unione Europea (Regolamento UE N. 1131/2011 della Commissione dell’11 Novembre 2011). Molti studi, però, sono arrivati ad allarmare i consumatori sul fatto che la Stevia possa essere cancerogena, pare che, una quantità di steviolo, sostanza presente nella pianta, potrebbe provocare il cancro.
La questione in realtà è molto controversa e non ancora chiarita del tutto, visto che si tratta di dosaggi di un elemento della Stevia e non della pianta o dei suoi estratti. Infatti, il suo uso e consumo deve restare limitato alle dosi giornaliere consentite, pari a 4 mg per peso corporeo, ovvero circa 240 mg per una donna di 60 kg, fino a 320 mg per un uomo che pesa 80 kg.
Per riconoscere dove si trova questo prodotto, nelle etichette alimentari, anche i glicosidi steviotici hanno una loro sigla: E960. Se la Stevia viene assunta in dosi molto più elevate rispetto a quelle usate per dolcificare, può essere causa di ipotensione o ipoglicemia.
Inoltre bisogna fare attenzione: non tutti i prodotti a base di Stevia in commercio sono così “naturali”, bisogna scegliere bene e leggere bene l’Inci, perché possono contenere anche componenti “poco simpatici” come biossido di silicio, carbossimetilcellulosa sodica, atritolo e aromi “naturali”.
Per i consumatori
Insomma, questa pianta negli ultimi anni sta attirando l’interesse economico e scientifico a livello mondiale, tanto che viene considerata una delle maggiori fonti di dolcificanti ad alta potenza.
Sarebbe opportuno valutare, considerata le potenzialità d’utilizzo, i benefici arrecati, e le perplessità esistenti, di approfondire gli studi sia sull’ efficacia clinica, ma anche dal punto di vista della sicurezza ad un’esposizione a lungo termine.
Per gli agricoltori
Nel frattempo, si consiglia a qualche agricoltore, nell’ambito della diversificazione aziendale prendere conoscenza delle tecniche di coltivazione di questa pianta dalle interessanti virtù, in considerazione della possibilità di produrla con una certificazione biologica, evitando di fare approvvigionare le industrie sui mercati asiatici e cinesi, poiché rappresenta un rischio per le aziende di trasformazione che progettano nuove linee di produzione.
Redazione