Raddusa - Conferenza sul canto XXXIII° dell’Inferno di Dante Alighieri
- di Redazione Il Solidale
- 1 giu 2018
- SOCIALE
Raddusa - L’associazione “Raddusani di Catania”, presieduta dal dott. Franco Allegra, ha organizzato una conferenza sul canto XXXIII° dell’Inferno di Dante Alighieri che ha avuto per tema “Il Conte Ugolino e l’Arcivescovo Ruggieri”. L’incontro si è svolto nei giorni scorsi, alla presenza di un numeroso pubblico, presso l’ampia sala conferenze della chiesa parrocchiale S. Maria di Ognina di Catania in via Porto Ulisse. Promotore dell’iniziativa e moderatore dell’incontro, è stato Mons. Antonio Fallico, già parroco della stessa parrocchia, che ha presentato il tema con competenza, soffermandosi in modo particolare sulla tragedia avvenuta e sul ruolo che la chiesa ha rivestito. A relazionare sull’importante argomento è stato il prof. Luciano Marchese che ha inquadrato i fatti, avvenuti nel contesto storico, sociale e culturale dell’epoca, in maniera semplice e dettagliata. Il tema della conferenza trattava, nello specifico, il tradimento del conte Ugolino nei confronti della patria e quello dell’arcivescovo Ruggieri verso gli alleati politici.
“Il comandante pisano, cioè il Conte Ugolino – ha detto il prof. Marchese - era stato accusato di tradimento per avere abbandonato la battaglia navale della Meloria, al largo di Livorno, avvenuta nel 1284 tra Genovesi e Pisani, vinta poi dai primi, mentre l’arcivescovo Ruggieri, tradì gli accordi predefiniti con i suoi alleati, e fece arrestare e rinchiudere nella torre della Muda lo stesso Conte Ugolino, i figli Gaddo e Uguccione e i nipoti Anselmuccio e Nino. Tutti e cinque gli arrestati furono poi fatti morire di fame”. “Dante – ha proseguito il prof. Marchese nella sua relazione - collocato i due personaggi della vicenda nell’Antenora, nel cerchio più profondo dell’Inferno dove ha messo pure i traditori della patria e gli alleati politici. L’argomento è servito a Dante per stigmatizzare le lotte politiche che, alla fine del ‘200, dilaniavano i Comuni dell’Italia del Nord e in particolare la città toscana di Pisa, considerata in assoluto la più crudele città di quei tempi”. Alla fine della relazione, si è tenuto un interessante dibattito sul tradimento, sulla crudeltà e sul ruolo della chiesa nel Medioevo. Nella foto i promotori dell’iniziativa. Da sx Mons. Antonio Fallico, il dott. Franco Allegra e il prof. Luciano Marchese.
Francesco Grassia