Raddusa - Festa del Grano 2018

  • di Redazione Il Solidale
  • 11 set 2018
  • CRONACA

Raddusa - Festa del Grano 2018

Raddusa - Ci sono molte cose che, per cultura e tradizioni, sono patrimonio comune di più popoli anche se gli stessi sono stanziati in territori diversi; poche sono invece le peculiarità che rispecchiano le caratteristiche di ogni singola comunità. La cittadina di Raddusa, “Città del Grano” e  “Principale Granaio della Sicilia”, piccola comunità dal cuore normanno, ubicata nell’arido entroterra dell’Isola più bella del mondo che sta al centro del Mediterraneo, le cui origini storiche affondano nella notte dei tempi, ha saputo produrre e tramandare ai posteri la ricchezza e la bontà di un prodotto unico al mondo per le sue proprietà organolettiche: cioè il “grano duro biondo siciliano” che travalica i modesti confini territoriali e si diffonde a macchia d’olio per le strade dell’universo. Tutto a Raddusa gira intorno al “grano duro biondo siciliano”. Esso rappresenta la base sostenitrice dell’intera economia locale che, dicono le cifre, si regge quasi interamente sulla produzione di questo impareggiabile prodotto che da sempre costituisce il volano dell’intero sistema produttivo. Tra Raddusa e il “grano duro biondo siciliano” esiste un connubio quasi perfetto. Su di esso poggia tutta la storia di questa piccola comunità che nel corso degli anni ha affinato sempre di più la propria conoscenza sulla coltivazione delle innumerevoli varietà di questo prodotto sul quale la cittadina ha notoriamente fondato le speranze del suo futuro e definitivo rilancio economico e sociale. Per rinverdire la tradizione secolare, legata alle antiche vicende dei propri antenati, la popolazione raddusana celebra, la seconda settimana di settembre di ogni anno la consueta festa popolare dedicata al prodotto principale della sua terra, vale a dire il “grano duro biondo siciliano”, che ha proiettato l’immagine del paese ben oltre i confini dell’Isola. La festa, nel corso della quale la preistoria antica si intreccia con l’attualità  moderna, è stata celebrata per la ventiquattresima volta, nei giorni 7-8-9 del corrente mese, ed ha proposto una varietà di manifestazioni che, come sempre, hanno espresso la grande voglia della cittadina e della sua gente di fare respirare ai turisti l’atmosfera agreste che un tempo si respirava nella dura vita dei campi che a Raddusa si può ancora oggi percepire anche ben oltre i tre giorni di festa. “ La Festa del Grano - ha detto il Sindaco prof. Giovanni Allegra – rappresenta il fulcro più importante dell’estate raddusana con un ricco corollario comprendente una varietà di manifestazioni di antichissima tradizione che raggiungono il clou nel pomeriggio dell’ultimo giorno con la rappresentazione reale dell’antica “pisatura” del grano mirante al recupero della identità culturale del nostro popolo che da sempre vive di fatica e di sudore. La Festa del Grano non è una semplice festa, e non è neanche una sagra paesana per gli amanti del week-end, ma una manifestazione originale il cui scopo è, in primo luogo, quello di fare riscoprire alla gente le proprie origini. Tra convegni, dibattiti, musiche, mostre, sfilate, visite guidate e degustazione delle  varie prelibatezze tipiche locali, in uno straordinario intreccio di cultura, di folklore e di tradizione, anche quest’anno il paese nei tre intensi giorni di festa è stato letteralmente invaso da una folla di visitatori che di anno in anno cresce sempre di più. E anche quest’anno i  numerosi turisti che nei tre giorni di festa hanno affollato le strade di Raddusa si sono immersi in un’atmosfera particolare perché la festa ha la peculiarità di ricreare quelle scene di vita agreste che già nell’immediato dopoguerra, venivano vissute non solo a Raddusa ma anche in tutto l’arido entroterra siciliano la cui cultura è stata sempre saldamente legata alla terra, ai suoi prodotti e soprattutto al grano duro che da sempre ha significato pane, ma anche sudore e fatica”. Nella foto del fotoamatore Santo Pellegrino è rappresentata la tradizionale fase della “pisatura”.

Francesco Grassia