PAPA FRANCESCO PROMUOVE LA TEOLOGIA DELLA MISERICORDIA E DELL’ACCOGLIENZA, PER UN MEDITERRANEO “TENDA DI PACE”.
- di Redazione Il Solidale
- 22 giu 2019
- CULTURA
Concludendo l’incontro della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sul tema di una teologia capace di rispondere alle attese e alle sfide nel contesto del Mediterraneo, svoltosi a Napoli, Papa Francesco ha puntato i riflettori sull’immagine del pozzallese Giorgio La Pira che considerava il Mediterraneo come “tenda di pace” per tutti quei popoli, diversi fra loro, che si affacciano su questo mare, purtroppo ormai da anni teatro di tragici naufragi di immigrati in fuga da guerre e disumane torture. “Il Mediterraneo –ha detto il Pontefice- è da sempre luogo di transiti, di scambi e spesso anche di conflitti. E oggi è da considerare un vero e proprio ponte storico, geografico, umano tra l’Europa, l’Africa e l’Asia. Si tratta di uno spazio in cui l’assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali, mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire ad avviare processi di riconciliazione e di pace”. E per Papa Francesco è proprio il Mediterraneo che oggi “ci pone una serie di questioni, spesso drammatiche. Esse si possono tradurre in alcune domande che ci siamo posti nell’incontro interreligioso di Abu Dhabi: come custodirci a vicenda nell’unica famiglia umana? Come alimentare una convivenza tollerante e pacifica che si traduca in fraternità autentica? Come far prevalere nelle nostre comunità l’accoglienza dell’altro e di chi è diverso da noi perché appartiene a una tradizione religiosa e culturale diversa dalla nostra? Come le religioni possono essere vie di fratellanza anziché muri di separazione?”. Per Papa Francesco è fondamentale lo studio e la cultura per promuovere “processi di liberazione, di pace, di fratellanza e di giustizia”. La stessa teologia “è chiamata ad essere una teologia dell’accoglienza e a sviluppare un dialogo sincero con le istituzioni sociali e civili, con i centri universitari e di ricerca, con i leader religiosi e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per la costruzione nella pace di una società inclusiva e fraterna e anche per la custodia del creato... La teologia può aiutare la Chiesa e la società civile a riprendere la strada in compagnia di tanti naufraghi, incoraggiando le popolazioni del Mediterraneo a rifiutare ogni tentazione di riconquista e di chiusura identitaria. Ambedue nascono, si alimentano e crescono dalla paura. E la teologia non si può fare in un ambiente di paura”. Non a caso, Papa Francesco spera in una “Pentecoste teologica che aiuti a capire come senza misericordia, la nostra teologia, il nostro diritto e la nostra pastorale, corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nella ideologia, che di sua natura vuole addomesticare il mistero… E’ importante che i teologi siano uomini e donne di compassione, toccati dalla vita oppressa di molti, dalle schiavitù di oggi, dalle piaghe sociali, dalle violenze, dalle guerre e dalle enormi ingiustizie subite da tanti poveri che vivono sulle sponde di questo mare comune. E oggi più che mai -per il Pontefice- si rende necessaria la libertà teologica degli studiosi perché senza la possibilità di sperimentare strade nuove non si crea nulla di nuovo”. In questa stessa occasione, Papa Francesco ha invitato tutti a perseguire un percorso adatto a consolidare una Chiesa pensata come un vero e proprio “ospedale da campo”, in un momento in cui il dialogo tra culture e interessi diversi è diventato difficile. Ma proprio nel contesto di difficoltà di intesa tra culture, tradizioni, religioni Francesco invita a un rinnovamento della teologia cristiana, chiamata a rispondere alle domande e alle attese della gente di oggi. Per Papa Francesco "la docilità allo Spirito per vincere la ...sindrome di Babele, oggi sempre più diffusa... implica uno stile di vita e di annuncio senza spirito di conquista, senza volontà di proselitismo (questa è la peste!) e senza un intento aggressivo di confutazione. Penso alla nonviolenza –ha aggiunto il Pontefice- come orizzonte e sapere sul mondo, alla quale la teologia deve guardare come proprio elemento costitutivo. E gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose, e contribuire così più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica. In particolare –ha concluso Papa Francesco- siamo chiamati a dialogare con i musulmani per costruire il futuro delle nostre società e delle nostre città… Siamo chiamati a considerarli partner per costruire una convivenza pacifica, anche quando si verificano episodi sconvolgenti ad opera di gruppi fanatici nemici del dialogo”.
Salvo Cona