Richiedenti asilo, Paolo Ragusa:"Il Calatino non rinunci a realizzare politiche di integrazione"
- di Redazione Il Solidale
- 12 set 2015
- SOCIALE
Da quando è stata delegittimata la governance del CARA di Mineo, dalle inchieste giornalistiche ancora prima che da quelle giudiziarie, nella gestione della struttura è venuta meno l’attenzione al territorio e si è esaurita la spinta all’integrazione dei migranti.
La particolare dimensione della struttura imponeva il coinvolgimento degli enti locali del comprensorio, riuniti in un Consorzio dei Comuni, quale soggetto intermedio capace di garantire un equilibrio tra la popolazione locale e l’assai cospicua presenza dei richiedenti asilo.
Solo questo modello di governance, che lo stesso presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, ha ritenuto valido in una recente intervista rilasciata a un giornale online, faceva del CARA di Mineo non solo un luogo di accoglienza (peraltro fin troppo prolungata, a causa della lentezza della burocrazia nell’esame delle richieste di asilo) ma anche un centro di promozione della persona umana.
Il gravissimo fatto accaduto a Palagonia non era facilmente evitabile, dato che è esclusivamente riconducibile alla follia criminale che non ha colore della pelle, ma di certo in questi anni, nel Calatino Sud-Simeto, il sistema di accoglienza integrato, fondato su un modello di sussidiarietà orizzontale, ha consentito di prevenire fenomeni di violenza e di garantire una civile convivenza nel territorio.
E’ un dato oggettivo che, venuta meno la legittimazione politica del Consorzio dei Comuni e crollata la collaborazione con il privato sociale che io in questi anni ho rappresentato nel comprensorio, sono stati azzerati tutti i legami sociali con le comunità locali. Infatti, nel corso di quest’anno è aumentata la pressione sul territorio e quindi il disagio dei cittadini, ma nel contempo sono anche cresciuti i fenomeni di intolleranza a danno dei migranti.
La classe dirigente di questo territorio non può abdicare sulle politiche di integrazione e deve recuperare la capacità di leggere ed interpretare i fenomeni sociali, per come abbiamo fatto in questi anni dentro quel grande laboratorio che è stato il “Patto Territoriale dell’Economia Sociale del Calatino”, per rispondere alle tensioni del momento promuovendo l’incontro e la interazione tra i richiedenti asilo e la popolazione locale.
Non si può azzerare con rappresentazioni caricaturali e strumentalizzazioni politiche un’esperienza che è resistita nel tempo grazie a una buona gestione garantita prima di tutto dagli operatori dell’accoglienza. Essi, in questi anni, sono diventati dei veri professionisti che oggi costituiscono un patrimonio del sistema di welfare della nostra regione, se non addirittura dell’intero Paese, all’interno di un territorio che fuori dalle spinte emotive del momento ha sempre dimostrato un grande senso di umanità verso gli ultimi del mondo!
Nel ridimensionare o addirittura chiudere il CARA di Mineo nessuno può trascurare il tema del destino occupazionale dei dipendenti della struttura che possono, auspicabilmente, diventare una risorsa anche nella prospettiva del potenziamento di un diverso sistema di accoglienza, organizzato per piccoli gruppi e in forma diffusa nel territorio.
Delle vicende che interessano la cronaca giudiziaria si occuperà la magistratura, ma la politica eviti di seguire la facile scorciatoia che porta a “buttare il bambino oltre all’acqua sporca”! Paolo Ragusa, presidente Centro Studi C.E.S.T.A.