IL MINISTRO SALVINI ASCOLTA L'INNO DI MAMELI IN UNO STABILIMENTO, E PIOVONO CRITICHE PERCHE' "L'INNO VA INTONATO SOLO IN DETERMINATE OCCASIONI E CON IL DOVUTO ATTEGGIAMENTO".

  • di Redazione Il Solidale
  • 4 ago 2019
  • CRONACA

IL MINISTRO SALVINI ASCOLTA L'INNO DI MAMELI IN UNO STABILIMENTO, E PIOVONO CRITICHE PERCHE' "L'INNO VA INTONATO SOLO IN DETERMINATE OCCASIONI E CON IL DOVUTO ATTEGGIAMENTO".

Critiche hanno riguardato oggi il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dopo che ieri -in uno stabilimento di Milano Marittima- alla sua presenza sono partite le note dell'Inno di Mameli, mentre alcune cubiste sembra che stavano ballando. Lo si legge in una notizia di Adnkronos che l’ha reso nota oggi, aggiungendo che in merito a quanto avvenuto sono intervenuti il generale di brigata Francesco Maria Ceravolo (presidente del Cocer Difes), il generale Mario Arpino (ex Capo di Stato Maggiore della Difesa) ed il tenente colonnello Gianfranco Paglia (Medaglia d'Oro al Valor Militare, ferito nel 1993 nel corso di una missione in Somalia. Il generale Ceravolo ha semplicemente ricordato che l'Inno di Mameli va intonato "solo in determinate occasioni e con il dovuto atteggiamento: l'inno nazionale si suona in determinate circostanze ben previste dal protocollo. E c'è bisogno che tutti si attengano a quelle circostanze". All’Adnkronos, il generale Mario Arpino, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa, ha detto che "occorre rispetto, ma che le lezioni vengano da chi quel rispetto lo ha annullato... Salvini è quello che mi meraviglia di meno: ci ha abituato ai colpi di scena, che al popolo piacciono, e possiamo aspettarci tutto da qui alle elezioni che secondo me non ci saranno e lui lo sa…”. Riguardo all'ascolto dell’Inno di Mameli, mentre le cubiste ballavano davanti al ministro dell'Interno Matteo Salvini, a Milano Marittima, il tenente colonnello Gianfranco Paglia, Medaglia d'Oro al Valor Militare, ferito nel 1993 nel corso di una missione in Somalia, all'Adnkronos ha dichiarato che non intende entrare "nel merito del comportamento dei singoli politici, perché ognuno interpreta la politica come meglio crede. Ho sempre rispettato tutto e tutti, anche chi mi ha sparato il 2 luglio 1993. Posso dire cosa avrei fatto io. Non avrei permesso mai una cosa del genere. Da cittadino, da ex parlamentare e da uomo che si onora di indossare l’Uniforme, credo nei valori e nelle parole scritte nell’Inno che non è la classifica strofa che si canta prima dell’inizio di una partita di calcio… Quel testo è pieno di simboli che ci rappresenta così come ci rappresenta il Tricolore . Credo che la politica sia un po’ lontana da certe realtà ed è, ultimamente, lontana da certi valori in cui una parte degli Italiani ancora si identifica. Ripeto il mio è un semplice richiamo alla sobrietà e all’avvicinarsi ad un mondo, quello militare, in modo diverso… Quando si giura fedeltà alle Istituzioni o si canta 'siam pronti alla morte' non è semplice esibizione, ma qualcosa di più profondo. Ed è questo il motivo per cui certe scene disturbano e dico che non l’avrei permesso perché a differenza di alcuni, quel mondo lo conosco da sempre".