Mazzarrone: produttori uva protestano per crisi settore e scarsa remunerazione del prodotto
- di Redazione Il Solidale
- 1 nov 2019
- CRONACA
MAZZARRONE – La città dell’uva ha visto, in una giornata caratterizzata da un sole primaverile, centinaia di coltivatori e produttori agricoli assieme per dar vita ad una vibrata, ma civile e pacifica protesta, per ribadire il sacrosanto diritto di vedere ricompensati e ben remunerati i loro quotidiani sacrifici. Motivo della protesta dei produttori della prelibata dei produttori della pregiata uva “Igp Mazzarrone”, che denunciano la grave crisi del settore e la scarsa remunerazione del prodotto. Centinaia di persone che si sono radunati, e non solo simbolicamente, all’ingresso della città, dove una volta campeggiava un grande pannello con su scritto “Qui la vite è vita”, per ribadire quanta importanza ha per la città la coltivazione dell’uva, regina delle tavole e universalmente riconosciuta come la più dolce del mondo. Sotto l’attenta vigilanza dei carabinieri della locale stazione, comandata dal maresciallo Giovanni Mazzola, hanno sciorinato le tante motivazioni che hanno messo in ginocchio migliaia di famiglie e l’intera economia non solo della città dell’uva, ma di un vasto contesto territoriale dove lavorano migliaia di persone. “Non vogliamo abbandonare le nostre aziende – hanno detto un coro – vedere i nostri giovani emigrare e impoverire ancor l’Isola, ma pretendiamo che i governi, regionale e nazionale e le istituzioni tutte non ci lascino soli e che adottino provvedimenti che ci diano concrete risposte". Abbiamo riportato alcuni degli argomenti e situazioni gridati a viva voce, pacificamente, ma con tanta rabbia da Tillona, Busacca, Cabibbo, Scacciante, Serio, Licata e Secolo, che si sono fatti portavoce delle centinaia di persone presenti. “ Viviamo momenti di grande difficoltà e situazioni al limite del collasso, perché a fronte di un prodotto di eccellenza, lo vediamo invenduto sulle piante o remunerato in modo da non coprire neanche il costo di produzione”. “Vogliamo il giusto riconoscimento ai nostri sacrifici, il reale riscontro dei mercati e della grande distribuzione, che paga la nostra uva a 60 centesimi e la rivende oltre 2 euro, imponendoci perfino di fornire uva apirena che riteniamo Ogm”. Una situazione che potrebbe determinare l’abbandono delle aziende dove lavorano migliaia di persone e sono disposti, se non ricevono esaurienti risposte, dar vita ad eclatanti azioni di proteste e a tal proposito portano l’esempio dei “gilet gialli francesi”. “Siamo pacifici –hanno detto in coro- ma non vogliamo passare per fessi e perciò, risposte serie e concrete da parte delle istituzioni alle quali non chiediamo contributi economici a pioggia, ma provvedimenti che tutelino le nostre aziende e il nostro prodotto, altrimenti, depositeremo le partita Iva e si perderanno migliaia posti di lavoro”. Alle legittime rivendicazioni dei produttori sollecita è stata la risposta delle Amministrazioni comunali di Caltagirone e Mazzarrone, i cui sindaci, Gino Ioppolo e Giovanni Spata, l’assessore Caristia e i relativi consigli comunali, hanno adottato atti deliberativi inviati ai comuni dell’”Igp uva da tavola Mazzarrone”, chiesto un tavolo tecnico permanente per lo studio della grave crisi agricola, l’approfondimento delle criticità, che affliggono il settore e sollecitati il ministro delle politiche agricole e governo regionale. Dalle parole ai fatti, oltre a chiedere interventi ai governi regionale e nazionale giorno 5 novembre, su iniziativa del sindaco Spata e della Cia, nella sala consiliare di Mazzarrone, si terrà alle ore 17, un incontro con l’assessore regionale e funzionari, e i responsabili della “Cia” per l’istituzione di un tavolo permanente che studi e attivi provvedimenti atti alla giusta remunerazione del prodotto e un più corretto rapporto fra grande distribuzione e produttori, che non mortifichi il loro duro lavoro e la loro grande capacità di produrre un prodotto definito il migliore del mondo e non vedere lo stesso, come è successo prima di sciogliere il presidio messo a terra e non solo simbolicamente,perché alla base c’è il sacrificio, lavoro e capacità di una comunità che ha saputo trasformare un bosco in un posto dove la vite è vita. Nuccio Merlini