La Diocesi calatina celebra la XXVIII Giornata mondiale del Malato, martedì 11 febbraio

  • di Redazione Il Solidale
  • 7 feb 2020
  • EVENTI

La Diocesi calatina celebra la XXVIII Giornata mondiale del Malato, martedì 11 febbraio

CALTAGIRONE – In occasione della XXVIII Giornata mondiale del Malato, che per consolidata consuetudine si celebra nella memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, la comunità cristiana è chiamata a farsi attenta in modo particolare alle situazioni di sofferenza che le famiglie e l’intera comunità umana sperimentano incessantemente come segno di una fragilità che a nessuno è risparmiata. Il Vescovo delle Diocesi calatina, Calogero Peri, dedicherà la mattina di martedì 11 febbraio alla visita agli ammalati dell’Ospedale Gravina di Caltagirone e dell’Hospice di Via Circonvallazione. Nel pomeriggio, alle ore 18, in Cattedrale il Vescovo celebrerà la Santa Eucaristia, che sarà preceduta alle ore 17 da un tempo di preghiera e riflessione guidato dal docente di Pastorale Sanitaria, Arnaldo Pangrazzi dei Padri Camilliani, che illustrerà a famigliari e operatori pastorali i contenuti di umana solidarietà ed il senso cristiano della missione che la comunità è chiamata a vivere a fianco di chi attraversa il difficile territorio dell’incontro con il dolore. La sapienza del cuore, alla quale fa appello lo slogan della Giornata mondiale del Malato, perché si stia tutti a stare accanto a coloro che sono “stanchi e oppressi” a motivo della sofferenza, è intelligenza d’amore e non teoria astratta o esperienza fuggevole e occasionale, ma –come dice bene Papa Francesco- «un atteggiamento infuso dallo Spirito Santo nella mente e nel cuore di chi sa aprirsi alla sofferenza dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio». «È un richiamo esistenziale forte che ci invita a recuperare il sentimento di precarietà che appartiene alla vita di tutti e di ciascuno. Nelle situazioni estreme, nella malattia e nella sofferenza -afferma mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone- emergono sempre le domande essenziali dell’uomo. Tentare di dare una risposta a queste domande è apertura profonda al sentimento di prossimità, che, anche quando non trova risposte immediate e risolutorie, fa esperienza intima di quella carità e disponibilità, che si fa conforto e generosa compagnia nella sofferenza. Collocare nelle mani di Dio questi matrimoni di dolore è gesto meritorio per indicare la strada e imparare le parole che possono illuminane i tornanti problematici della nostra vita e della nostra storia, che sovente è tentata di sottrarsi alle urgenze più  problematiche e di lasciarsi sopraffare dalle emergenze più drammatiche. L’incontro con Cristo e la sua ‘obbedienza’ anche nella umana condizione sofferente dell’uomo, indica una via sempre possibile di guarigione, se non fisica, morale e spirituale dell’uomo».   Salvo Cona