Associazione Italiana Professionisti Operatori Socio Sanitari scrive a Conte, sul ruolo e sui rischi che corrono

  • di Redazione Il Solidale
  • 19 apr 2020
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Associazione Italiana Professionisti Operatori Socio Sanitari scrive a Conte, sul ruolo e sui rischi che corrono

NISCEMI - Una lettera dell’Associazione Italiana Professionisti Operatori Socio Sanitari, firmata da Laura Mantione (presidente nazionale A.I.P.O.S.S.), dalla O.s.s. Maria Fidone di Niscemi (nella foto) in qualità di Coordinatrice della provincia di Caltanissetta, e dallo staff della stessa associazione, è stata inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, allo scopo di sensibilizzare le Istituzioni sul ruolo delicato ed importantissimo che svolgono gli Operatori Socio Sanitari (O.S.S.) e sui rischi che corrono. In questo particolare momento di emergenza sanitaria determinata dall'incontrollato e preoccupante contagio da Corononavirus. Purtroppo, nel nostro Paese sono già molti gli operatori socio sanitari che hanno contratto il Covid-19, sia nelle strutture pubbliche che in quelle private. E, nonostante ciò, in tanti continuano a lavorare in condizioni precarie, con alte possibilità che questo virus possa contagiarli. Ed è proprio sulla scorta di queste considerazioni che nella lettera indirizzata a Conte -firmata dalla presidente nazionale dell’Aiposs, Laura Mantione, dalla Oss Maria Fidone di Niscemi (Coordinatrice della provincia di Caltanissetta) e dallo staff dell’Associazione- si legge: ”Rivolgiamo il pensiero ai nostri colleghi contagiati, in quarantena e ancor più a quelli che abbiamo perso nella battaglia contro il Covid-19 e che non potranno più essere al nostro fianco per dire basta ad una serie di condizioni lavorative che determinano disagio e mortificazione”. Inizia così lo sfogo dell’Aiposs, che puntualizza nella lettera come gli Oss che lavorano sia nel pubblico che nel privato continuino ad essere una “figura usata” nella mansione. “Una categoria -aggiunge l’Aiposs- quella degli Oss che viene tirata fuori in casi di necessità ed emergenza come adesso ed in un momento dove il Covid-19 ci mette a dura prova. Nel privato lavoriamo velocemente con il fiato sospeso e con l’orologio puntato perché altrimenti ci rimproverano e ci licenziano. Ci porgiamo con amore verso gli ospiti, con il sorriso e nel lavoro privato, i contratti al Sud, non vengono mai stipulati come Oss ma come Osa (operatore socio assistenziale). Accade così che molti vanno via perché non si sentono trattati come operatori e professionalmente soffocati. Per non parlare degli stipendi...che vengono erogati ogni 5 mesi”. L’Aiposs chiede pertanto "un riconoscimento degli Oss come figure che abbiano una dignità: se non si inizia a sistemare il privato -conclude l’Aiposs nella lettera alla presidenza del Consiglio dei Ministri- il pubblico sarà uguale. Ecco perché chiediamo un giusto riconoscimento della professione al Governo centrale, perché non è più possibile mettere sul piatto la vita degli Oss a fronte dell’indifferenza verso il riconoscimento della professione”.   Alberto Drago