Cosa succedeva in quei momenti di preghiera....
- di Redazione Il Solidale
- 9 ott 2015
- OPINIONI
San Cono. Più di una volta sono stata tentata di portare a conoscenza dei più il fenomeno della preghiera carismatica.
Sono stata fermata dai pareri discordi dei paesani e dallo scetticismo dell’editore per il quale ogni tanto scrivo qualche rigo.
Dovendo ormai parlare di Don Girella come di un prete di altra parrocchia, mi è sembrato giusto ricordare quello che succedeva in quei famosi mercoledì a San Cono, senza farmi travolgere da sentimenti religiosi o emozioni.
I pellegrini arrivavano in paese da tutta la Sicilia e oltre, e si contavano a migliaia.
Ogni terzo mercoledì del mese si celebrava “La messa di guarigione” con una preghiera carismatica finale che padre Giacomo Girella, il parroco che per 7 anni è stato titolare della Chiesa Madre, invitava a recitare dopo aver celebrato la Santa Messa.
Lo stesso Don Girella afferma che la preghiera carismatica consiste nel rivivere l’esperienza della Pentecoste, cioè predisporsi a ricevere lo Spirito Santo come fu per i primi Discepoli di Cristo. Mi spiegò che non si tratta di un fenomeno insolito, ma fa parte da sempre della tradizione Apostolica, rilanciata dopo il Concilio Vaticano II dal movimento carismatico cattolico, rappresentato in Italia dal Rinnovamento nello Spirito Santo.
Sin dal mattino il paese veniva pacificamente invaso da decine di pullman stracolmi di donne, uomini, anziani, giovani e bambini e di automobili che riempivano le piazze, le strade, i vicoli, i posteggi a tal punto che i vigili faticavano ad arginare un traffico così intenso, mentre i sanconesi osservavano tra il meravigliato e l’incredulo, il lusingato e lo sbigottito questa improvvisa invasione di gente in cerca di certezze e di miracoli, di divino e di arcano, che si aggrappava alla fede e al carisma della benedizione di padre Girella .
Già nel primo pomeriggio la chiesa madre si presentava gremita di gente. La folla veniva accolta e “gestita” da un gruppo di volontari e mentre padre Giacomo era impegnato in sacrestia nelle confessioni, in chiesa si recitava il rosario. Esistevano addirittura i numeri “taglia code” per prenotare la confessione.
Mi spiegarono che la preghiera carismatica non ha un iter prestabilito, bensì è lo Spirito Santo che suggerisce i vari momenti fatti di preghiere, canti e testimonianze.
La gente durante il rito appariva coinvolta emotivamente, c’è chi si commoveva, c’è chi cadeva in trance e tra turbamenti e svenimenti si arrivava al momento più atteso: la benedizione.
Io non so dire quanto conti in questa storia la suggestione e la disperazione, non so se padre Giacomo avesse poteri sovraumani, ma è certo che se anche non accadeva il miracolo per lo meno una volta al mese il paese veniva popolato . In conclusione gli scettici hanno raggiunto il loro scopo (ma con quale beneficio?) mentre ai favorevoli mancherà il conforto di una parola buona e a ben riflettere forse anche il paese ha perso qualcosa. Raffaella Rindone