RADDUSA – La città del Grano ha festeggiato la Repubblica nel silenzio più assoluto; senza le solite manifestazioni che l’hanno caratterizzata negli anni passati. Niente fiori al monumento ai caduti sito nella centralissima piazzetta Vittorio veneto. A festeggiare a Raddusa la nascita della Repubblica Italiana, scelta dai cittadini con il referendum pubblico, svoltosi il 2 giugno del 1946, sono state soltanto le Associazioni locali dei “Combattenti e Reduci”, quella dei “Bersaglieri” e quell’altra dei “Carabinieri” che hanno ricordato lo storico avvenimento soltanto con l’esposizione, all’ingresso della propria sede, della bandiera tricolore. Colpa del Corona virus? O forse della politica che, ancora una volta, non ha saputo cogliere il momento per riaffermare l’importanza di avere una Repubblica Democratica nata dopo gli innumerevoli disastri causati dalla famigerata Seconda Guerra. Allora è proprio il caso di ricordare a questi ultimi quanto detto dal Presidente Mattarella nel suo discorso alla Nazione, effettuato dopo avere deposto una corona di alloro ai piedi dell’Altare della Patria: (testuale) “C'E' QUALCOSA CHE VIENE PRIMA DELLA POLITICA E CHE SEGNA IL SUO LIMITE. QUALCOSA CHE NON E' DISPONIBILE PER NESSUNA MAGGIORANZA E PER NESSUNA OPPOSIZIONE. E' L'UNITA' MORALE, LA CONDIVISIONE DI UN DESTINO UNICO, QUELLO DI SENTIRSI ITALIANI E RESPONSABILI L'UNO DELL'ALTRO. IO SONO FIERO DI QUESTO PAESE E SONO CERTO CHE INSIEME CE LA FAREMO”. Il discorso del Presidente Repubblica Sergio Mattarella, trasmesso dalla Tv, è stato seguito, e anche condiviso, dalla gran parte dei raddusani orgogliosi di far parte della Repubblica Italiana. Nella fotografia del fotoamatore Santo Pellegrino è immortalato il passaggio, delle Frecce Tricolori sui cieli della città.   Francesco Grassia