Un “think tank” per la città di Caltagirone: ripartiamo dalla Cultura e dalla Bellezza
- di Redazione Il Solidale
- 11 giu 2020
- OPINIONI
Parlare di Cultura e cominciare con un inglesismo mi rendo conto che può non essere di buon auspicio. Il termine “think tank” riassume però perfettamente a mio parere ciò che la città deve esprimere oggi. Da anni, se non da decenni, l’offerta culturale che offre la città di Caltagirone (e allargando lo spettro, il territorio del calatino in generale) vive un costante declino. Sia sotto il profilo dell’iniziativa privata, con associazioni sempre più schiacciate dalla burocrazia e dagli ostacoli di tipo economico, sia sotto quello dell’iniziativa pubblica, con amministrazioni che non valorizzano il grande apporto sia economico, sociale e umano che l’investimento sulla cultura può offrire. Caltagirone si è candidata nel 2017 (insieme ad altri comuni della Val Di Noto) a “Capitale Italiana della Cultura 2020” senza avere neanche un Assessore alla Cultura né un’offerta culturale adeguata. Questo ci dà l’idea di come una stantia classe dirigente ritenga che questo settore, che altro non è che il nostro “petrolio”, possa essere lasciato, sostanzialmente, all’improvvisazione. L’ambito culturale, invece, sia per quanto concerne la gestione dei beni culturali che per quanto riguarda la programmazione di eventi culturali, necessità di competenza, lungimiranza e programmazione. Quello che è necessario oggi è un gruppo di singoli soggetti e associazioni che mettano in rete le loro isole alla deriva per poter creare un proficuo gruppo che tracci delle linee guida da mettere alla base di un programma politico da costituirsi nell’anno che ci separa dalle prossime elezioni amministrative. Gli obiettivi da raggiungere sono, sostanzialmente, gli stessi che indica il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nel Bando cui abbiamo, invano, partecipato: il miglioramento dell’offerta culturale, crescita della inclusione sociale e superamento del ‘cultural divide’; il rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale, nonché dello sviluppo della partecipazione pubblica; l’incremento dell’attrattività turistica; l’utilizzo delle nuove tecnologie; la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi; il conseguimento di risultati sostenibili nell’ambito dell’innovazione culturale. Per realizzare questi obiettivi è necessario progettare un lavoro sul lungo termine che negli anni a venire permetta di recuperare e salvaguardare il nostro patrimonio culturale (artistico e paesaggistico), offrire una programmazione di eventi che abbia cadenza annuale e generi introiti economici e turistici, valorizzare gli spazi nella disponibilità comunale per creare momenti e luoghi di aggregazione fra i cittadini, mettere in rete i presidi culturali che sempre di più si svuotano di significato (Musei, Biblioteche, Scuole). Tutto ciò si può fare. È necessario che chi voglia contribuire a una rinascita del nostro territorio colga quest’occasione per spendersi, direttamente o indirettamente, nella definizione di una prospettiva culturale della città, da integrare in un più ampio programma di governo della città che tramuti le buone idee e le buone pratiche in azioni amministrative e politiche. Non è un libro dei sogni, è un appello al presente e al futuro. Luca Giarmanà (Fondatore e presidente di ParlaMente e oggi presidente di CIVES, gruppo politico di orientamento progressista in corsa per le elezioni amministrative del 2021)