CALCIO MALATO!
- di Redazione Il Solidale
- 24 giu 2015
- SPORT
CATANIA – La notizia del giorno è certamente quella sulla tempesta che si è abbattuta sulla società del Calcio Catania. L’inchiesta per frode sportiva, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania, ha condotto agli arresti di ben sette personaggi, tra questi il direttore generale Pablo Cosentino e il presidente tifoso Nino Pulvirenti. L’accusa è quella di avere comprato, per evitare la retrocessione del sodalizio etneo in Lega Pro, cinque partite, che poi, a conti fatti, sono risultate decisive per la salvezza della squadra. Insomma la società catanese si è macchiata del peccato più grande per uno sportivo, quello della disonestà. Poi leggere le intercettazioni di Pulvirenti (“..ormai ho inquadrato la B…l’anno prossimo arrivo primo) fanno ipotizzare che l’ex Re dei “Cieli e dei supermercati siciliani” avrebbe reiterato la sua fraudolenta condotta, anche se avesse avuto nella futura rosa un mister del calibro di Pasquale Marino o giocatori di grande esperienza come Matuzalem, Brighenti o il figliol prodigo Moretti. Un campionato che, alla luce di quanto emerge dall’inchiesta, avrebbe certamente vinto, in barba sia ai valori più limpidi dello sport che alle richieste della tifoseria di allestire una rosa competitiva. L’inchiesta catanese, che si aggiunge a quelle in corso in mezza Italia sul calcio scommesse, testimonia a chi non lo avesse ancora capito che il calcio nostrano è ormai in fin di vita. Un male che è in incubazione tra poco meno di vent’anni. Esso si è annidato per i troppi soldi che girano attorno a due vicende che hanno pesantemente condizionato il vecchio e caro pallone: i diritti televisivi e il calcio scommesse. Nei campionati minori, ma riteniamo che ciò avvenga anche nella blasonata seria A, spesso i destini delle squadre dipendono dal bacino di abbonati tv, dagli appetiti dei grandi gruppi televisivi e dalla grandezza di una piazza. Insomma vige la regola che vede andare avanti, con tutte le tutele del caso, coloro che fanno più audience, senza tenere conto nella maggior parte dei casi della bravura sul campo. Poi con il calcio scommesse le metastasi si sono propagate su tutto il corpo provocando i flagelli dei giorni nostri. I soldi condizionano le partite dalla Champions League fino ai campionati dilettanti, in cui molti giocatori per campare, visto che diverse società sono in crisi, comprano giocate e vendono quindi partite, con risultati finali spesso bizzarri e fuori da ogni logica. Riteniamo che per tirare fuori il nostro calcio dallo stato comatoso in cui si trova, bisognerebbe ritornare indietro con la mente, ovvero al tempo delle schedine da 1x2 che ogni domenica venivano annunciate con enfasi e passione dal mitico Paolo Valenti, e alle radiocronache dei vari Ameri, Ciotti e Carosio. La radio, oltre a ridare al calcio imprevedibilità, emozione e genuinità, toglierebbe il ghiotto boccone pallonaro dai canini dei tanti tycon televisivi che pensano solo a fare audience, soldi e un campionato “spezzatino” servo delle loro logiche. Il calcio italiano sta percorrendo il suo ultimo miglio, certamente quello più difficile ed irto di ostacoli, e potrà sopravvivergli solo se riprogramma la sua mentalità ad una dimensione prettamente sportivo-provinciale. In merito il Carpi, neopromosso in serie A, e la nazionale di un paese lontano e glaciale come l’Islanda, prima nel suo girone di qualificazione per i campionati Europei, servano da insegnamento per tutti. Martino Geraci