NISCEMI - “Perché nelle altre provincie siciliane gli esiti dei tamponi essenziali per riscontrare eventuali infezioni da Coronavirus arrivano nel giro di due giorni e da noi no?”. A chiederselo è Cristina Di Pietro, insegnante precaria a Piobesi, località della provincia di Torino, la quale amareggiata racconta “l’Odissea” che ha vissuto così come tanti altri cittadini rientrati dal Nord Italia. “Sono rimasta in Piemonte accogliendo l’appello al buon senso e al senso civico” afferma Cristina, ”non sono uscita di casa, ho rispettato i divieti, resistito e convissuto con l’ansia da lontano per i miei cari. Anche se sembrava ancora impossibile, dopo quasi tre mesi, alla fine il rientro a Niscemi mi è stato concesso ed al mio arrivo mi sono sottoposta alla  procedura di sicurezza già disposta e operativa dalla fine di marzo poiché mi ero registrata nel sito preposto dalla Regione, alla Polizia locale, per cui per altre due settimane mi sono sottoposta ad isolamento domiciliare, stando in contatto giornaliero col mio medico curante. Mi chiedo”, aggiunge Cristina Di Pietro, ”se non sarebbe stato meglio avere praticato il tampone già entro i primi giorni dal mio arrivo, piuttosto che attendere il quattordicesimo giorno, dove nell’area di parcheggio del campo sportivo, messa in  fila alla guida della mia auto sono potuta finalmente uscire per la prima volta per essere sottoposta al tampone. L’infermiere che mi ha praticato il tampone mi ha detto che entro due/tre giorni, avrei saputo l’esito del test per essere così libera in caso di esito negativo di riabbracciare i miei cari dopo 90 giorni di solitudine. E invece no”, puntualizza Cristina Di Pietro, ”perché ho aspettato l’arrivo di una e-mail per altri otto giorni e vani sono stati i miei tentativi di avere informazioni dalle Istituzioni del nostro territorio. E’ un problema purtroppo che si verifica soltanto nella nostra provincia di Caltanissetta, dato che nelle altre province dell’isola, gli esiti dei tamponi arrivano nel giro di due giorni. Perché”, conclude Cristina Di Pietro, ”nemmeno ai nostri medici di famiglia viene comunicato un bel niente? Ci sembra di aver subito un trattamento immeritato e pertanto vorremmo solo delle spiegazioni per noi e per tutti gli altri che ancora aspettano l’esito dei test o che devono sottoporsi ai tamponi”.   Alberto Drago