Ex lavoratori C.A.R.A. Mineo: “Lettera aperta” al Ministro dell’Interno, Lamorgese. Scrivono in 63

  • di Redazione Il Solidale
  • 20 ago 2020
  • LAVORO

Ex lavoratori C.A.R.A. Mineo: “Lettera aperta” al Ministro dell’Interno, Lamorgese. Scrivono in 63

MINEO - Fa sempre discutere e non poco la proposta del Ministero dell’Interno di allestire una tendopoli per migranti, gestita dalla Croce Rossa Italiana e dal Dipartimento nazionale per la Protezione Civile, fra i Comuni di Vizzini e Militello in Val di Catania, in contrada Salonia (Vizzini Scalo), nell’ex deposito quasi fatiscente dell’Aeronautica Militare, dismesso e inabitato dal 2014. La struttura, che dovrebbe essere usata solo transitoriamente per il periodo della quarantena e solo in caso di necessità e di emergenza, in linea d’aria dista paradossalmente ad appena una ventina di minuti da contrada Cucinella, nel territorio di Mineo, da quel Residence degli Aranci (destinato originariamente ad ospitare le famiglie americane dei militari statunitensi che prestavano servizio presso la base militare di Sigonella) trasformato nel 2011 più grande Centro d’Accoglienza per i Richiedenti Asilo d’Europa. Oggi però è solo una struttura abbandonata: fu chiusa il 9 luglio 2019 dall’ex ministro dell’Interno leghista, Matteo Salvini. Da quel momento in poi centinaia di operatori rimasero senza lavoro, ma con la promessa di essere in qualche modo reimpiegati, magari in altri settori. Da allora un anno e più è passato, senza riscontri positivi tali da spingere un nutrito gruppo di questi ex dipendenti del Cara di Mineo a scrivere e indirizzare al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, una “lettera aperta” (inviata pure al Prefetto di Catania) nella quale si legge:

Egregio Signor Ministro,

Di fronte ad una nuova emergenza umanitaria si cercano soluzioni, spesso anche assai improbabili, quando invece la soluzione è già pronta. Per accogliere i migranti esiste già il CARA di Mineo: basta solo riattivarlo! Ed oltre alla struttura c’è un patrimonio immateriale fatto di professionalità e competenze, espresso da centinaia di ex dipendenti, operatori sociali e professionisti dell’accoglienza. Al Governo italiano costa di più noleggiare le navi che rilocare la struttura di contrada Cucinella. Riaprire il CARA di Mineo farebbe risparmiare lo Stato e poi restituirebbe un’occupazione a diverse centinaia di lavoratori, come coloro che scrivono, espulsi dal mercato del lavoro non perché inutili, ma solo perché alla politica serviva presentare uno “scalpo”. Si è costruito consenso mediatico togliendo il lavoro alle persone! Oggi, con un adeguato dispiegamento delle forze dell’ordine e dell’Esercito, si può organizzare l’accoglienza dei migranti in quarantena presso il CARA di Mineo, garantendo sicurezza  sia ai lavoratori che a tutti i cittadini”. 

E questi sono i nomi dei 63 ex lavoratori del CARA di Mineo che hanno condiviso e sottoscritto la “lettera aperta” inviata al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: Giuseppe Tasca, Amerigo Calcaterra, Lidia Bognandi, Giovanna Indovino, Catia Famularo, Maria Frontini, Maria Giardina, Marianna Centamori, Sandra Tringale, Eleonora Margarone, Cinzia Turrisi, Piero Carobene, Giovanni La Spina, Giuseppe Siracusa, Giacoma Messina, Giuseppe Achille, Giovanni Bontorno, Santina Lucifora, Lucia Russo, Isabella Di Marco, Pino Casella, Concetta Testa, Carlo Rizzo, Marcello Sbrizzi, Franco Capizzi, Sebastiano Barone, Tiziana Parisi, Cinzia Testa, Daniele Ruscica, Gaetano Tinnirello, Giusy Aurora, Vittorio Camelia, Salvatore Cuius, Carmelo Francesco Antoci, Valerio Proia, Cosimo Condorelli, Gianluca Paglia, Emanuele Cocuzza, Salvatore Iannì, Ambrogio Antonio Benedetto, Giacomo Biondo, Salvina Silvia Distefano, Giancarlo Bonaviri, Gabriel Sanchez, Gianluca Gulizia, Salvatore Pagano, Omar De Caro, Giovanna Cilauro, Salvatore Genuardi, Angelo Nicosia, Marcello Di Bella, Massimo Pedalino, Giuseppe Gerbino, Massimo Gravina, Santo Russo, ma anche (come da foto, davanti all'ingresso del Cara di Mineo) Tania Gulizia, Giuseppe Caruso, Carmelo Di Silvestro, Daniele Rinaldi, Andrea Franco, Sebastiano Pagano, Valentina Limoli e Aurelio Bondì (al centro).