L'archivio di "famiglia" di Giuseppe Salvatore Spinello Benintende: pezzo di storia di Niscemi

  • di Redazione Il Solidale
  • 18 ago 2020
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L'archivio di "famiglia" di Giuseppe Salvatore Spinello Benintende: pezzo di storia di Niscemi

NISCEMI - "C'era una volta… Niscemi. Storia di un archivio di famiglia". E’ questo il titolo di un libro-catalogo, scritto e pubblicato da Giuseppe Salvatore Spinello Benintende (nella foto). Un lavoro che consente ai lettori un viaggio immaginario ed emozionante nella Niscemi di circa un secolo fa, poiché contiene antichi documenti, cartoline e foto d’epoca che sono stati ben custoditi nell'archivio della famiglia Spinello- Benintende. L’autore, appassionato di ricerca storica tra l'Ottocento e gli ultimi decenni del Novecento, ha pubblicato il testo come arricchimento della memoria storica locale. “Voglio precisare” scrive infatti Giuseppe Salvatore Spinello Benitende nel libro catalogo,” che questo lavoro altro non è che una riproduzione per immagini e per elencazione dell'archivio di famiglia e non passi l'idea, che io abbia voluto scrivere un libro di storia, né che abbia l'ardire di ritenermi storico o depositario di chi lo sa quale importante notizia del passato". Le 150 tra foto e documenti pubblicati nel libro catalogo, contenenti didascalie, permettono di cogliere la “Niscemi di una volta" con abitudini e aneddoti che mettono in luce, persone e personaggi, che non necessariamente devono occupare un posto di rilievo in un immaginario "Pantheon storico".“Se per me la passione per i documenti antichi è iniziata all'età di quattordici anni”, spiega l’autore,” con la scoperta casuale in un cassetto di un vecchio mobile di una cartolina di Niscemi, è perché in famiglia già c'era chi si dava alla raccolta di tutto ciò che riguardasse la storia del paese". Le foto del libro-catalogo si riferiscono a famiglie spesso imparentate tra di loro, dell'alveo dei vari rami cadetti della famiglia Branciforti. Il testo fa anche riferimento al passaggio  a Niscemi del re Ferdinando II di Borbone il 10 ottobre del 1838, che arrivato da Gela,  preferì proseguire per Caltagirone lamentandosi con gli Amministratori del "cattivo stato in cui si trovavano le strade". E l’autore a tal proposito scrive: “ancora oggi ci lamentiamo per l'incuria delle strade, per la penuria d'acqua e per la mancanza dei servizi; una grave assenza è legata a mio parere ad un 'evidente carenza di orgoglio che, se ci fosse, sarebbe l'embrione di molte virtù”.   Alberto Drago