La Sicilia dei tristi primati deve guardare ai giovani e ripartire dal Ponte sullo stretto di Messina!
- di Redazione Il Solidale
- 14 ott 2015
- OPINIONI
Ancora una volta la nostra Isola si conferma terra dei primati, tristi, scoprendosi fanalino di coda in Europa per tasso di occupazione, disoccupazione giovanile e istruzione. Questa condizione è in ultimo certificata, come già è ben noto da qualche giorno, dai dati rilevati dall’Eurostat con il “Regional Yearbook 2015”, ovvero lo studio economico e sociale disaggregato per regioni che annualmente realizza questo istituto di ricerca europeo.
Il dato impietoso è quello relativo al tasso di occupazione più basso d’Europa, dato che in Sicilia lavora solo il 42 % della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni, a fronte del 76,1 % di Bolzano, per restare in Italia!
Il nostro Paese si riscopre sempre più spaccato in due, con un Nord che ha resistito meglio alla crisi, grazie a un tessuto produttivo più attrezzato, e il Sud che invece ha segnato un assai più pesante arretramento sul piano economico e sociale.
In questo contesto accendo i riflettori sul dato dei NEET, ovvero i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, che non studiano, non lavorano e sono fuori da ogni percorso formativo, che in Sicilia ha raggiunto il picco del 40% a fronte del dato italiano, già il più altro in Europa, pari al 29%. A questo dato vorrei contrapporre i numeri che ogni tanto ci “offre” l’Assessore al Lavoro della Regione Siciliana, il prof. Bruno Caruso, in realtà ancora per nulla ufficiali, che nelle sue recenti interviste parla di circa 40.000 tirocini formativi già avviati con il programma “Garanzia Giovani” che proprio a questi ragazzi si rivolge.
Di sicuro la risposta dei datori di lavoro e dei giovani candidati in Sicilia è stata enorme, tanto da dover costringere la Regione ad anticipare – per ben due volte - la data di scadenza della presentazione dei tirocini, mettendo a nudo il solito pressappochismo a cui questa regione ci ha ormai abituato negli anni.
Nel Calatino Sud – Simeto, anche se ancora siamo in attesa dei dati ufficiali, abbiamo l’impressione che siano stati avviati (azzardiamo una previsione) circa un migliaio di tirocini formativi, grazie anche al protagonismo della cooperazione sociale e del terzo settore, soprattutto nella fase di divulgazione delle opportunità, che è nostro intendimento monitorare e se possibile anche sostenere.
Ma se non si irrobustisce il tessuto economico produttivo dell’Isola questi tirocini difficilmente si trasformeranno in posti di lavoro, al massimo fungeranno da inediti ammortizzatori sociali o ancora peggio saranno motivo di delusione per i giovani che aspirano a entrare stabilmente nel mondo del lavoro!
Un dato di ulteriore allarme che ci viene consegnato dall’Eurostat è quello sul “lavoro in rosa” che in Sicilia non raggiunge neanche la quota del 30% sul totale della popolazione femminile in età lavorativa. Su questo versante bisognerebbe studiare meglio il mondo della cooperazione che, come spesso accade ad esempio in alcune imprese mutualistiche del Calatino Sud – Simeto, fa registrare (grazie a politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, adeguata flessibilità organizzativa, etc…) punte di occupazione femminile pari anche all’80% del numero complessivo dei propri occupati.
La burocrazia di questa regione che appare sempre di più “una nave senza nocchiero in gran tempesta” è riuscita a demolire ogni forma di incentivazione a sostegno del lavoro, dagli artigiani in cronica attesa di erogazione dei contributi per gli apprendisti, alle imprese che ancora aspettano la liquidazione degli “aiuti all’occupazione” deliberati nell’ormai lontano 2011! Senza parlare del fallimento di ogni forma di programmazione negoziata, a cominciare dalle “zone franche” di ogni ordine e genere che non sono mai decollate!
La risposta che il Mezzogiorno si aspetta, ancora di più dopo l’ultimo rapporto Svimez che sembra già essere stato dimenticato, va concentrata nella definizione di meccanismi di incentivazione automatica che sfuggano alla inefficienza della burocrazia e alla mediazione della politica. Oggi la priorità del Paese, ma ancora di più quella della nostra Isola, è la crescita dei posti di lavoro.
In questo senso la misura di decontribuzione dei rapporti di lavoro introdotta con il Jobs Act rappresenta un esempio positivo da seguire, anche perché ha già fatto registrare, ad Agosto di quest’anno , un incremento dei posti fissi pari al 34% su base nazionale, facendo segnare un dato positivo, anche se solo dell’11%, alla Sicilia!
Ora ognuno avrà la sua ricetta, di certo gli economisti e non di meno i politici di ogni schieramento, ma oggi l’unica iniziativa capace di modificare il destino della nostra Isola è, a nostro parere, la realizzazione del “ponte sullo stretto di Messina”. Si tratta di un’opera quanto mai attuale, necessaria per i benefici concreti che porterà, dall’immediato impatto occupazionale al miglioramento dei collegamenti e dei trasporti con il resto del Paese, ma indispensabile per invertire un ciclo e restituire ai siciliani fiducia nel futuro.
Non ci sarà angolo della Sicilia, compreso il Calatino, che non andrà a beneficiare sia delle utilità pratiche che del positivo impatto psicologico che quest’opera potrà portare a noi isolani. Per questo lanciamo la nostra piccola campagna a favore dell’opera che il Ministro Alfano ha rimesso nell’agenda politica del Paese e che il Premier Renzi ha, con il suo ormai riconosciuto fiuto politico, ritenuto degna di attenzione. Paolo Ragusa - Presidente Centro Studi C.E.S.T.A