“Fratelli tutti”. Gli otto capitoli della terza enciclica di Papa Francesco, firmata ad Assisi

  • di Redazione Il Solidale
  • 8 ott 2020
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 “Fratelli tutti”. Gli otto capitoli della terza enciclica di Papa Francesco, firmata ad Assisi

CALTAGIRONE - Sono ben otto i capitoli che comprende la terza enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” che si conclude con il ricordo di Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e del Beato Charles de Foucauld, figure da considerare un modello per tutti di cosa significhi identificarsi con gli ultimi per divenire “il fratello universale”. In particolare, nel IV° capitolo “Un cuore aperto al mondo intero”, il nostro Santo Padre propone le sue riflessioni sul tema delle migrazioni, secondo lui da evitare perché non necessarie, rispettando nel contempo il diritto a cercare altrove una vita migliore. Il nostro Papa ritiene che tutti i migranti vanno accolti, protetti, promossi ed integrati, perché non bisogna dimenticare che sono stati portati via dalle loro comunità di origine da dove si sono allontanati con un grave fardello sulle spalle, rappresentato dalle loro “vite lacerate” che ahimè li porta a fuggire da guerre, persecuzioni, catastrofi naturali e perfino da trafficanti senza scrupoli. Per il Pontefice, nei Paesi destinatari, il giusto equilibrio sarà quello tra la tutela dei diritti dei cittadini e la garanzia di accoglienza e assistenza per i migranti. A tal proposito Papa Bergoglio indica alcune “risposte” che definisce “indispensabili” per tutti coloro che fuggono da “gravi crisi umanitarie”: incrementare e semplificare la concessione di visti; aprire corridoi umanitari; assicurare alloggi, sicurezza e servizi essenziali; offrire possibilità di lavoro e formazione, favorire i ricongiungimenti familiari, tutelare i minori, garantire la libertà religiosa e promuovere l’inserimento sociale. In questo capitolo dell’enciclica c’è anche l’invito a stabilire il concetto di “piena cittadinanza” nella società,  rinunciando all’uso discriminatorio del termine “minoranze”. Non meno esplicativi e ricchi di significato sono gli altri sette capitoli dell’enciclica “Fratelli Tutti” firmata ad Assisi, sulla tomba di San Francesco: nel I° capitolo: “Le ombre di un mondo chiuso” si affrontano argomenti come l’egoismo e il disinteresse per il bene comune; la disoccupazione, il razzismo, la povertà; la disparità dei diritti e le sue aberrazioni come la schiavitù, la tratta, le donne assoggettate e poi forzate ad abortire, ma anche il traffico di organi; nel II° capitolo “Un estraneo sulla strada” si invita “a farci prossimi dell’altro, a costruire ponti anziché muri”; nel III° capitolo “Pensare e generare un mondo aperto” si definisce “l’individualismo radicale” come “il virus più difficile da sconfiggere... che non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli” e che “non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità”; nel V° capitolo si affronta il tema della “migliore politica” che rappresenta “una delle forme più preziose della carità perché si pone al servizio del bene comune e conosce l’importanza del popolo… Il disprezzo per i deboli può nascondersi in forme populistiche, che li usano demagogicamente per i loro fini, o in forme liberali al servizio degli interessi economici dei potenti. In entrambi i casi si riscontra la difficoltà a pensare un mondo aperto dove ci sia posto per tutti, che comprenda in sé i più deboli e rispetti le diverse culture”; nel VI° capitolo “Dialogo e amicizia sociale” il Santo Padre si sofferma sul “miracolo della gentilezza”, quale attitudine da recuperare e strumento per una “liberazione dalla crudeltà, dall’ansietà e dall’urgenza distratta” di questo tempo; nel VII° capitolo “Percorsi di un nuovo incontro”, Papa Francesco scrive che “la pace è legata alla verità, alla giustizia ed alla misericordia. E legato alla pace c’è il perdono, che non vuol dire impunità ma giustizia e memoria: perdonare –evidenzia il Santo Padre- non significa dimenticare, ma rinunciare alla forza distruttiva del male ed al desiderio di vendetta.” Francesco ripete: “Mai più la guerra, fallimento dell’umanità!”. E sostiene che la pena di morte è inammissibile e deve essere abolita in tutto il mondo. Nell’VIII° e ultimo capitolo “Le religioni al servizio della fraternità nel mondo” il nostro caro e amatissimo Papa fa notare che “la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose, bensì nelle loro deformazioni”, esprimendo la sua convinzione che un cammino di pace tra le religioni è possibile, per cui nel mondo bisogna adoperarsi per garantire la libertà religiosa, quale “diritto umano fondamentale per tutti i credenti” .   Salvo Cona