I piccoli "giornalisti" del Progetto P.I.T.E.R., nel rione Sanità, tra passato e presente alla scoperta della “Lava delle Vergini”
- di Redazione Il Solidale
- 22 ott 2020
- Rione Sanità 2.0
NAPOLI - “La strada trasformata in fiumana era una vista terribile. Per osservare il fenomeno, non appena iniziò una intensa pioggia di settembre, chiesi ospitalità a una famiglia, che abitava al primo piano nei pressi di piazza Vergini, e attesi alla finestra. L’acquazzone imperversava sempre più intenso, sentii urlare più volte ‘a lava! ‘a lava!, un grido man mano più vicino mentre venivano calate saracinesche e chiusi in fretta i battenti di negozi, portoni e bassi. Davvero impressionante con i chiusini che saltavano, la pavimentazione che si gonfiava ed esplodeva. Il torrente carico di detriti correva trascinando tutto quello che incontrava da via Fontanelle e da via Sanità, dalla zona di San Gennaro dei Poveri, dalle pendici di Capodimonte e da quelle di Materdei, spazzava piazza Vergini e si buttava su via Foria raggiungendo piazza Carlo III e piazza Garibaldi”. Con queste parole Guido Martone Capo dell'Ufficio Fognature di Napoli raccontava il fenomeno della lava dei Vergini. Un avvenimento che interessava tutto il borgo dei Vergini, tratto del rione Sanità, che un tempo era il letto di un torrente che scendeva dalla collina di Capodimonte e dai Colli Aminei arrivando fino al mare. Ogni qualvolta pioveva il torrente straripava invadendo le strade del quartiere di detriti e fango. In occasione della festa del Monacone nel 1953, gli abitanti del luogo, stanchi della situazione, chiesero all’allora sindaco Achille Lauro di trovare una soluzione. Questi incaricò Guido Martone di indagare sull’origine del problema che fu individuata nelle ostruzioni del sistema fognario che impedivano il naturale defluire delle acque piovane. Non appena furono liberate le fogne, per gli abitanti del rione Sanità il fenomeno della lava dei Vergini diventò solo un ricordo da raccontare alle generazioni successive. Proprio come è stato fatto con i bambini del progetto P.I.T.E.R. che hanno avuto l’opportunità di conoscere la storia di questo particolare avvenimento facendo un salto indietro nel tempo e fotografando i segni che ha lasciato nel loro quartiere. Confrontando le immagini dell’epoca con quelle attuali, i bambini hanno potuto capire l’importanza della memoria che significa anche non ripetere gli errori del passato e quanto sia importante la salvaguardia del territorio. Giada Gentile