Grammichele ricorda quel tragico terremoto dell'11 gennaio che distrusse Occhiolà
- di Redazione Il Solidale
- 12 gen 2021
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GRAMMICHELE – Grammichele non dimentica e giorno 11 gennaio, ha commemorato i 1.516 “occhiolesi” periti sotto le macerie di Occhiolà che fino a quell’infausto giorno era un borgo con tante chiese e case baronali. “L’unnici di innaru” non è non sarà mai un giorno come gli altri per i grammichelesi e malgrado non sia stato solennizzato come gli anni precedenti a causa del “Covid 19”, c’è stato il suono delle campane alle ore 14 (vintun’ura), l’apertura della teca con le statue dei Ss.mi Patroni, la solenne concelebrazione Eucaristica con la presenza del sindaco Purpora, l’assessore Palermo, le Confraternite, esistenti già ad Occhiolà con i loro stendardi e la rievocazione di quel terremoto che interessò l’intera Val di Noto e cancellò il vecchio borgo di Occhiolà, che per volontà del principe Carlo Maria Carafa, diede vita all’odierna Grammichele su un sito “u puoiu de purrazzi” distante dal vecchio borgo 5 chilometri. Alle ore 20, in streeming, su facebook e YouTube, con i testi e le sceneggiature di Giuseppe Palermo e Francesco Murgo, lo stesso Francesco Murgo, ha rievocato, con le riprese di Samuele Cucuzza, nei luoghi e chiese della distrutta Occhiolà, fatti e avvenimenti riportati nei testi di quelli che furono testimoni e superstiti del terremoto. Anche se rivissuti quei momenti non dal vivo, ma attraverso i social, lo stesso l’emozione è stata tantissima, perché rivedere persone che si muovevano fra le macerie è stato un momento che ci ha riportato a quel tremendo “unnici di innaru” di 328 anni fa. Nuccio Merlini