"Il tuo 'Dokken' Nuha". Si firma così il giovane Camara, ospite del SIPROIMI/SAI di Raddusa, in una lettera a "Ella", il caro amico che fu

  • di Redazione Il Solidale
  • 20 gen 2021
  • Migrantes 2.0

 "Il tuo 'Dokken' Nuha". Si firma così il giovane Camara, ospite del SIPROIMI/SAI di Raddusa, in una lettera a "Ella", il caro amico che fu

Caro Ella,

non doveva finire così!!!

Hai lasciato la tua terra e la tua famiglia per cercare una vita migliore in Italia, invece, a causa della negligenza umana, tutti i tuoi sogni sono caduti.

Ricordo ancora le tue ultime parole che mi hai detto. Era giovedì. Eravamo in strada, tu eri seduto su una sedia e bevevi il tuo caffè e quando mi hai visto, con il tuo solito sorriso mi hai detto: “Viene a sederti vicino a me!!”. Io ti ho risposto scherzando: “Non posso, c’è il coronavirus!”

Poi ho preso la sedia che era vicino a te e mi sono seduto.

Abbiamo parlato di tante cose, mi hai raccontato come la vita è stata dura con te, perché in quel momento non avevi un lavoro ed eri senza quei documenti che fanno vivere serenamente in Italia.

Quando mi raccontavi queste cose il tuo volto era triste. Io per incoraggiarti ti dicevo che le cose sarebbero cambiate e sarebbe andato tutto bene.

Ti chiamavo “Bro” (fratello) e tu mi chiamavi “Dokken” che significa piccolo perché tu eri più grande di me.

Mentre parlavamo sono arrivati altri amici e quando sono andato via non ti ho potuto salutare perché tu eri scomparso silenziosamente. Mi sono detto: “Va beh, lo vedrò la prossima volta che verrò a Catania”. Non immaginavo che sarebbe stata l’ultima nostra conversazione “Bro”.

Lunedì notte ho ricevuto una chiamata di un mio amico che mi ha detto che Tu eri morto!

Ho detto che non poteva essere e dal telefono sentivo  le voci di altri ragazzi che gridavano. Mi hanno raccontato tutto quello che era successo e che molte cose non sono state chiare. Sabato ti  eri sentito male. Avevano chiamato l’ambulanza per portarti in ospedale…

Il mio amico continuava a parlare dicendo che erano tutti cattivi perché non ti hanno aiutato!!

In quel momento non potevo credere che potesse essere vero, non ho dormito tutta la notte pensando a te, ai nostri discorsi, al tuo sorriso, al tuo volto a volte triste.

L’indomani ho richiamato il mio amico e mi ha detto che gli altri gambiani stavano protestando bloccando le strade perché volevano sapere perché non sei stato ricoverato in ospedale…

Ho letto l’articolo della tua morte e ho capito che tutto era vero. Ho dovuto accettare la realtà anche se molto dura.

Adesso stiamo facendo una raccolta fondi per portarti a casa, dalla tua famiglia in Gambia. Mi dispiace molto per la tua mamma che per tanti anni non ti ha visto e adesso ti vedrà morto. Ma sono contento che il tuo corpo tornerà nella tua amata terra. T.V.B.. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato alla raccolta fondi per portarti a casa.     Il tuo “Dokken” Nuha 

Dear Ella,

it didn't have to end like this!!!

You left your land and your family to seek a better life in Italy, instead, due to human negligence, all your dreams fell.

I still remember your last words you said to me. It was Thursday. We were in the street, you were sitting in a chair and drinking your coffee and when you saw me, with your usual smile you said to me: "Come and sit next to me!!". I answered you jokingly: "I can't, there's corona virus!"

Then I took the chair that was next to you and sat down.

We talked about many things, you told me how hard life was with you, because at that moment you did not have a job and you were without those documents that make you live serenely in Italy.

When you told me these things, your face was sad. I told you to encourage you that things would change and everything would be fine.

I called you "Bro" (brother) and you called me "Dokken" which means small because you were older than me.

While we were talking, other friends arrived and when I left I couldn't say goodbye because you disappeared silently. I said to myself, "All right, I'll see him next time I come to Catania." I didn't know it was going to be our last Bro conversation.

On Monday night I got a call from a friend of mine who told me you were dead!

I said it couldn't be and from the phone I could hear the voices of other guys screaming. They told me everything that had happened and that many things were not clear. You felt sick on Saturday. They called the ambulance to take you to the hospital...

My friend kept talking saying they were all bad because they didn't help you!!

At that moment I couldn't believe it could be true, I didn't sleep all night thinking about you, our speeches, your smile, your sometimes sad face.

The next day I called my friend back and he told me that the other Gambians were protesting blocking the streets because they wanted to know why you weren't hospitalized...

I read the article about your death and realized that everything was true. I had to accept reality even if it was very hard.

Now we're doing a fundraiser to take you home, to your family in Gambia. I'm so sorry about your mom who hasn't seen you for so many years and now she's going to see you dead. But I'm glad your body will return to your beloved land. T.V.B.. I thank everyone who attended the fundraiser to take you home.     Your "Dokken" Nuha