Il 10 febbraio 1945 morì il vice questore Giovanni Palatucci che salvò migliaia di ebrei

  • di Redazione Il Solidale
  • 9 feb 2021
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Il 10 febbraio 1945 morì il vice questore Giovanni Palatucci che salvò migliaia di ebrei

CATANIA - Ricorre domani il 76° anniversario della morte di Giovanni Palatucci, il giovane Vice Questore della città di Fiume che salvò la vita di migliaia di ebrei, destinati ai campi di concentramento nazisti. Ed è proprio in un campo di concentramento, a Dachau in Germania, che morì questo uomo, il 10 febbraio 1945, combattuto tra dovere e umanità, dopo aver fatto una scelta estrema, sfidando quel sistema di odio e violenza che imperversava in quei tremendi anni di guerra. Giovanni Palatucci era un poliziotto e, come tale, la sua missione era quella di far rispettare –e rispettare egli stesso– le leggi dello Stato, comprese quelle che (partendo dal “manifesto della razza” del 14 luglio 1938) furono ricomprese in una serie di regi decreti che macchiarono d’infamia la terra d’Italia. E nonostante fosse anche lui a dover assicurarne l’individuazione e la denuncia, costituì un’àncora di salvezza per molti che, invece di finire i loro giorni in un campo di morte, riuscirono a rifugiarsi a Campgna, una cittadina della provincia di Salerno, dove trovarono scampo anche grazie all’impegno del vescovo Giuseppe Maria Palatucci, zio di Giovanni. DOmnai, 10 febbraio, la Polizia di Stato ricorda questo poliziotto, con manifestazioni simboliche che si svolgeranno in tutt’Italia. La Questura di Catania, d’intesa con la Dirigenza dell’Istituto Comprensivo Statale “San Domenico Savio” di San Gregorio, donerà una targa commemorativa con la quale sarà intitolata all’eroico poliziotto l’Auditorium della scuola. Inoltre, sempre a cura della Questura etnea, è stato realizzato un percorso storico-iconografico, illustrato in modo semplice e comprensivo dai ragazzi, che verrà esposto nei locali della scuola, attraverso il quale i giovani potranno apprendere le dolorose vicende e il coraggio di un uomo che si fece vessillo d’onestà e di dignità, di cui è orgogliosa la Polizia di stato, ma anche noi italiani.    Salvo Cona