Fa l'educatrice fra le donne di Napoli. Per Giada Gentile, l'8 marzo è di impegno e di memoria
- di Redazione Il Solidale
- 8 mar 2021
- OPINIONI
Oggi 8 marzo, come ogni anno, si celebra la Giornata internazionale della donna più comunemente nota come festa della donna. Sono varie le leggende che circolano riguardo l’origine di questa ricorrenza: la più accreditata però è quella che la fa risalire a più di 112 anni fa quando fu istituita dal partito socialista americano nel febbraio del 1909 per ricordare lo sciopero di migliaia di operaie newyorkesi che l’anno precedente avevano protestato per avere migliori condizioni lavorative.
In Europa, i primi paesi a celebrarla nel 1911 furono: Danimarca, Germania Austria e Svizzera. Fu, però, solamente durante la Seconda conferenza delle donne comuniste a Mosca nel 1921 che si decise di istituire la festa della donna l’8 marzo (prima celebrata ogni ultima domenica di febbraio) per commemorare l’opposizione delle donne contro lo zarismo a San Pietroburgo nel 1917.
In Italia la prima celebrazione della giornata della donna fu organizzata il 12 marzo 1922 dal Partito Comunista. Durante il periodo fascista questa ricorrenza aveva essenzialmente una connotazione politica e bisognerà attendere l’8 marzo del 1945 per celebrare la prima vera festa della donna nelle zone dell’Italia libera anno in cui le donne conquisteranno anche il diritto di voto.
Nel 1946, su proposta di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei fu scelto come simbolo di questa importante ricorrenza la mimosa, fiore che sboccia i primi giorni di marzo, dai caratteristici pallini di colore giallo uniti su di un unico ramoscello a rappresentare la vicinanza e la solidarietà fra le donne.
Negli ultimi anni la festa della donna è diventata l’occasione per ricordare e manifestare contro la violenza sulle donne e i femminicidi. Un fenomeno aggravato dal lockdown durante il quale molte donne si sono ritrovate a dover stare chiuse in casa insieme ai loro “aguzzini”.
Come ci raccontano le cronache, infatti, sempre più spesso le donne sono vittime dei loro stessi compagni che, caratterizzati da una cultura maschilista e patriarcale, le considerano di loro proprietà e non accettano la loro emancipazione.
I numeri sulle discriminazioni di genere col passare del tempo invece di ridursi sono in continuo aumento ed è proprio per questa ragione che questa giornata deve essere l’occasione per riflettere sul fatto che nonostante tutte le battaglie ed i sacrifici che le donne hanno dovuto affrontare nel corso degli anni affinché venissero riconosciuti pari diritti degli uomini, c’è ancora tanta strada da fare.
Quindi, definirla festa, oggi più che mai, risulta inopportuno. Di fatto gran parte dei problemi rimangono irrisolti. Basti pensare al grande carico di lavoro che la donna deve sobbarcarsi ogni giorno senza alcun aiuto da parte delle istituzioni, nella cura dei figli, degli anziani, della casa e di altro ancora.
Se oggi deve essere un giorno di impegno e memoria, ci auguriamo che il termine parità, scelto dall’enciclopedia Treccani per celebrare la Giornata internazionale dei diritti della donna, non resti solo scritta su un dizionario, ma diventi sempre più concretamente realizzato. Giada Gentile (educatrice professionale a Napoli)