Maria Pangaro (Direttore Generale EFAL Nazionale): formazione professionale pure per i migranti. Presentato piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali
- di Redazione Il Solidale
- 12 mar 2021
- OPINIONI
Lo status dei lavoratori migranti non richiama categorie specifiche di persone da tutelare e proteggere, ma tocca un punto fondamentale di una società che si mostra incapace di invertire quella tendenza dannosa che colloca nel cuore della democrazia la divaricazione tra cittadini a pieno titolo e non cittadini, forse tollerati in quanto utili, ma sempre relativamente e in maniera condizionata.
Nel contesto delineato, la formazione professionale può essere inquadrata all’interno dei diritti sociali degli immigrati: quei diritti che, invertendo la classica tipologia marshalliana, nel caso dei lavoratori stranieri, precedono l’accesso ai diritti civili e ai diritti politici. Attraverso la formazione professionale e la conquista di uno status lavorativo più qualificato, gli immigrati possono compiere un passo avanti molto importante nel loro percorso di “cittadinizzazione”. Nello stesso tempo, la concessione di questo “diritto”, non è un gioco a somma zero per la società ospitante.
Proprio in questi giorni a proposito di formazione e immigrazione è stato presentato il piano d’azione sul pilastro sociale europeo con tre obiettivi prefissati: misure per nuovi e migliori posti di lavoro, competenze e parità, protezione sociale e inclusione anche per i migranti.
Secondo questo piano entro il 2030, nell’Ue, almeno il 78% della popolazione tra i 20 e i 64 anni dovrà essere occupata, almeno il 60% degli adulti dovrà partecipare ogni anno ad attività di formazione e almeno 15 milioni di persone andranno sottratte al rischio di povertà o di esclusione sociale.
Ma entrando nello specifico vediamo cosa effettivamente si intende raggiugere. Con il Piano, presentato lo scorso 4 marzo, la Commissione dice di voler puntare a “ un'Europa sociale forte che concentri la propria attenzione su occupazione e competenze per il futuro e apra la strada a una ripresa socioeconomica equa, inclusiva e resiliente”. Il documento delinea azioni concrete per proseguire l'attuazione dei principi del pilastro europeo dei diritti sociali nell'ambito di uno sforzo comune degli Stati membri e dell'UE, con il coinvolgimento attivo delle parti sociali e della società civile".
Non sono mancati i riferimenti alla pandemia da Coronavirus e ai migranti e difatti è stato evidenziato che il Covid19 ha avuto un “impatto sproporzionato” sulla loro partecipazione al mercato del lavoro e che invece, garantendo una partecipazione ai massimi livelli, si contribuirà a una crescita più inclusiva dell’occupazione, inoltre, “la ripresa dell’Europa richiede che si attraggano nuovi talenti”.
In generale, comunque, molte delle misure previste dal Piano si rivolgono alle fasce più svantaggiate della popolazione, nelle quali i migranti sono ampiamente rappresentati. Sicuramente un piano ambizioso. È per questo motivo che la Commissione propone un programma ambizioso per l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e invita gli Stati membri a sostenere attivamente l’occupazione nella fase di ripresa in seguito alla crisi da Covid19. Si attende chiaramente una ripresa ma è fondamentale il sostegno della UE attraverso le fonti di finanziamento che mette a disposizione e tra questi in primis il FSE. Maria Pangaro (Direttore Generale EFAL Nazionale)