La storia della "antichissima" Niscemi, scritta e raccontata dal dottor Giuseppe Rizzo.

  • di Redazione Il Solidale
  • 27 ago 2021
  • OPINIONI

La storia della "antichissima" Niscemi, scritta e raccontata dal dottor Giuseppe Rizzo.

Niscemi, come la lettura dello stesso nome ci indica, contrariamente a quanto si pensa, è una città antichissima. Da identificare, il suo primitivo nucleo urbano, con il quartiere Monacella. Termine, questo di origine latina che stava in origine per verginella e che si deve considerare la traduzione del nome sicano Inyx: il nome della primitiva dea madre della cittadina, identificata con l'acqua che sgorga dalla sorgente del Canale, la più grande del paese, e che sgorga nei pressi della "macchina o canale" cioè dell'ex Pastificio Buscemi, oggi in grande rovina, e che incanalata sotto il ponte porta l'acqua fino agli abbeveratoio sottostanti. Il tempio della divinità, rappresentato inizialmente da un recinto sacro, come dei reperti ivi testimoniano, si trovava in Pjazza, nell'attuale sito della Chiesa Madre. Accanto a questa primitiva area urbana, nel quartiere Mauceri, si formò un secondo nucleo urbano abitato, dopo la fondazione di Gela nel 689 a. C., da coloni di origine greca che costruirono nell'attuale sito dell'ex convento una torre - fortezza per il controllo della Piana e della valle Maroglio. Questo quartiere sorto accanto ad Inyx venne indicato durante il periodo coloniale greco con il nome di Inykon., divenuto Camikos  durante il periodo romano; la cui importanza però decadde con la fine dell'Impero Romano essendo stata distrutta la torre greca probabilmente da Vandali. Con l'avvento dell'amministrazione della Chiesa di Roma nel territorio la voce, Inyx , nome della dea madre e nome della parte sicana della città, venne  mutato in Santa Maria e il suo tempio dedicato alla Vergine Maria, venerata dalla popolazione, con la diffusione del Cristianesimo, con il nome di Theotokos cioè di "Madre di Dio". E tale nome, come dominazione della città, si protrasse per tutto il Medioevo mentre la collina su cui essa sorge, continuò a chiamarsi Niscemi: nome, esso, imposto, dai Branciforti, anche alla città dopo la sua fondazione nel 1626. Sotto la collina, in contrada Petrusa sorgeva un tempo un piccolo villaggio nei pressi di una fabbrica di laterizzi di cui proprietario era un esponente della gens Galba: nobile famiglia del patriziato romano il cui esponente principale  fu l'imperatore Galba, successore di LPNerone nella conduzione dell'Impero. Probabilmente questo villaggio doveva chiamarsi Indara: nome che in sicano stava  per " Città (darà) vicino al corso d'acqua (yn): un termine con cui doveva essere indicato il Marovljo o il ruscello Daino, corso d'acqua che si forma dalla sorgente del Canale. Questo villaggio di origine antichissima, collegato, per le vicende storiche occorse nel territorio, non si deve considerare, come erroneamente si pensa, come l'antica città di Niscemi, scomparsa e distrutta dal terremoto ed indicata da Salvatore Alma, un autore dell'Ottocento, con il nome di Alba. La parte più antica del paese, come lo studio della toponomastica ci indica, si deve considerare il quartiere Monacella, ciò che resta dell,antica città di Inyx.   Giuseppe Rizzo