Dal SAI di Tusa (ME) scrive Marcelin, 29 anni, su Giornata mondiale contro violenza sulle donne

  • di Redazione Il Solidale
  • 23 nov 2021
  • Migrantes 2.0

Dal SAI di Tusa (ME) scrive Marcelin, 29 anni, su Giornata mondiale contro violenza sulle donne
Il camerunense Marcelin, 29 anni, scrive sulla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne dal centro di accoglienza SAI di Tusa (ME), gestito dal Consorzio “Umana solidarietà” e dalla cooperativa sociale “Il geranio”. A seguire Marcelin e gli altri beneficiari ospitati nella struttura di accoglienza che si trova in provincia di Messina è la dottoressa Giuseppina Di Marco, in qualità di insegnante di Alfabetizzazione di Lingua italiana.
 
Sono Marcelin un giovane camerunese di 29 anni. Sono ospite nel progetto SAI di Tusa. In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, ho pensato di scrivere una riflessione sulla condizione della donna in Camerun perché mi rattrista il pensiero che le forme di violenza siano molto diffuse, culturalmente accettate, e vorrei che le cose cambiassero.
 
La condizione della donna in Camerun
Conosco tante famiglie del mio paese in cui la donna viene picchiata dal marito. Picchiare una donna è considerata nella maggior parte della società una normalità. Capita che la donna si rivolga alla madre per lamentarsi di tali episodi ma spesso si sente rispondere che può sopportare così come ha fatto lei.  Raramente intervengono i padri e i fratelli in difesa della loro figlia o della loro sorella. Ho visto in una famiglia, miei vicini di casa, episodi di questo tipo.
Inutile rivolgersi alle forze di polizia... Questo è un aspetto che si estende a tutti gli altri reati.
Occorre dire anche che non c’è una legge che punisca questo reato. La violenza è considerata e gestita come un fatto privato. Vorrei che le cose cambiassero e penso che per avviare una forma di mutamento di mentalità si debba lavorare sull’educazione scolastica, sull’uso dei mezzi di comunicazioni per incoraggiare le donne a ribellarsi, e a stare lontano da uomini aggressivi. Lo Stato dovrebbe intervenire per garantire una stabilità finanziaria alla donna, così che possa emanciparsi dall’uomo, se necessario, e prendersi cura anche dei propri figli. Lo Stato dovrebbe fare delle leggi per punire questi reati e garantire che siano applicate. Inoltre, si potrebbero creare delle associazioni per aiutare le donne che vivono quest’inferno.
Purtroppo non penso che questo accadrà presto ma lo spero tanto.
 
Je suis Marcelin un jeune camerounais de 29 ans. Je suis dans le projet SAI de Tusa. A l'occasion de la Journée internationale contre les violences faites aux femmes le 25 novembre, j'ai pensé écrire une réflexion sur la condition des femmes au Cameroun car cela m'attriste de penser que les formes de violences sont répandues, culturellement acceptées, et j'aimerais que les choses changent.
 
La condition des femmes au Cameroun
Je connais beaucoup de familles dans mon pays où la femme est battue par son mari. Frapper une femme est considéré comme normal dans la plupart des sociétés. Il arrive que la femme se tourne vers sa mère pour se plaindre de tels épisodes mais elle entend souvent la réponse qu'elle peut endurer aussi bien qu'elle l'a fait. Les pères et les frères interviennent rarement pour deféndre le fils ou leur soeur J'ai vu des épisodes de ce type dans une famille, mes voisins.
Il est inutile de se tourner vers la police…C'est un aspect qui s'étend à tous les autres crimes.
Il faut dire aussi qu'il n'y a pas de loi qui punit ce crime. La violence est considérée et traitée comme une affaire privée. J'aimerais que les choses changent et je pense que pour amorcer une forme de changement de mentalité nous devons travailler sur l'éducation scolaire, sur l'utilisation des moyens de communication pour inciter les femmes à se rebeller, à se tenir à l'écart des hommes agressifs. L'État doit intervenir pour assurer la stabilité financière des femmes, afin qu'elles puissent s'émanciper des hommes, si nécessaire, et aussi s'occuper de leurs enfants. L'État devrait adopter des lois pour punir ces infractions et veiller à ce qu'elles soient appliquées. De plus, des associations pourraient être créées pour venir en aide aux femmes vivant cet enfer.
Malheureusement, je ne pense pas que cela arrivera de si tôt, mais je l'espère vraiment.