“Missione 5 Inclusione e Coesione” del PNRR, che prevede il recupero di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore agricolo
- di Redazione Il Solidale
- 4 apr 2022
- OPINIONI
(Maria Pangaro) ROMA. Lo sfruttamento lavorativo è costituito da forme illegali di intermediazione, reclutamento e organizzazione della manodopera al di fuori dei canali di collocamento regolari, in violazione delle disposizioni in materia di orario di lavoro, minimi salariali, contributi previdenziali, salute e sicurezza sul lavoro, nonché a condizioni di vita degradanti imposte ai lavoratori e lavoratrici approfittando del loro stato di vulnerabilità o di bisogno. Nel caso sussista anche coercizione (violenza, minacce, sequestro dei documenti, restrizione della libertà personale), lo sfruttamento lavorativo assume la forma estrema di lavoro forzato. Tutto questo viene racchiuso nel termine “Caporalato”.
Si tratta di un sistema illecito d’intermediazione e sfruttamento del lavoro da parte di intermediari illegali (caporali) che arruolano la manodopera. Tratto cruciale del caporalato è il monopolio del sistema di trasporto, che costringe i lavoratori e le lavoratrici a dover pagare una somma di denaro per il loro spostamento da e verso i luoghi di lavoro. Tale sistema di intermediazione risulta più diffuso quanto è maggiore la distanza tra le aziende e le persone in cerca di lavoro e quando l’organizzazione del lavoro in squadre risulta particolarmente complicata. La gestione illegale della domanda e offerta di lavoro e le infiltrazioni mafiose nella filiera agroalimentare muovono in Italia un’economia illegale e sommersa di oltre cinque miliardi di euro e non solo al sud come spesso siamo abituati a leggere o sentire dai diversi canali di comunicazione. In questi ultimi anni le istituzioni a livello centrale hanno cercato di avviare una serie di azioni di contrasto al fenomeno dello sfruttamento lavorativo in agricoltura cercando di armonizzare le diverse norme esistenti in materia introducendo nel 2016 la legge n. 199 contenente “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo”. La legge contro il caporalato ha come dire fatto da apripista al Programma triennale del Tavolo per il Caporalato con l’obiettivo di far fronte alla piaga ma soprattutto con l’intento di avviare iniziative sul territorio che necessitano di risorse economiche. Proprio in questi giorni a tal proposito di risorse economiche da impiegare nel settore agricolo primario, è stato firmato dal ministero ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando il Decreto ministeriale numero 55 che stabilisce la ripartizione dei 200 milioni di euro assegnati alle Amministrazioni locali con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per il superamento degli insediamenti abusivi dei braccianti agricoli, obiettivo presente nella “Missione 5 Inclusione e Coesione” del PNRR, che prevede il recupero di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore agricolo. La nascita e lo sviluppo di insediamenti irregolari sono infatti terreno fertile per l’infiltrazione di gruppi criminali, un fenomeno che contribuisce a rendere ancora più precarie le condizioni di vita dei lavoratori operanti in tali ambiti.
L’intervento definito dal suddetto DM si svolge in esecuzione del Piano strategico contro il caporalato in agricoltura e la lotta al lavoro sommerso, varato nel 2020 ed è parte di una più generale strategia di contrasto al lavoro sommerso, in osservanza delle raccomandazioni della Commissione Europea, che comprende anche l’aumento del numero degli ispettori del lavoro e la recente sanatoria per i lavoratori agricoli e domestici irregolari.
Con successivi provvedimenti, in accordo con le Amministrazioni regionali e locali, si procederà alla definizione delle procedure per l’assegnazione delle risorse e si definiranno le modalità per la presentazione e approvazione delle progettazioni degli interventi.
La Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione, in coordinamento con l’Unità di missione PNRR del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali monitorerà l’avanzamento degli interventi e si riserva la facoltà di rivedere il riparto delle risorse in caso di modifiche significative del contesto di riferimento o ritardi nell’attuazione degli interventi programmati.