"La rivincita di Assad"

  • di Redazione Il Solidale
  • 28 nov 2015
  • OPINIONI

"La rivincita di Assad"

Lo dice Machiavelli, lo spiega Spinoza: la religione non è né un origine, né una finalità, bensì uno strumento del potere. Per questo sono scettico circa quanto ci è stato detto e si è raccontato finora sulla strage di Parigi.

Quindi eliminiamo per un attimo qualsiasi riferimento anche vagamente teologico. “I.S.I.S.” o “I.S.” sono acronimi, e non si sa chi e cosa ci sia dietro: io non capisco bene cosa si intende quando uno Stato dichiara guerra ad una sigla. Sono solo certo che, per quanto ci riguarda, come recita l'art. 11 della Costituzione, l'Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Che la Francia ferita sganci bombe sulla Siria, con la complicità della Russia che non si tira mai indietro quando c'è una guerra da fare, non può stupire. A differenza del resto del mondo, Francia e Russia, anche se lo preferiscono al nulla, non si sono mai finora schierate apertamente con Assad, il tiranno siriano, da quando lì è scoppiata la guerra civile. La guerriglia contro Assad, di contro, è stata finanziata, addestrata e armata sottobanco da governi occidentali, aziende private, mercenari, emiri medio-orientali, che di fatto non sanno di preciso che fine abbiano fatto i loro investimenti. Ma questo è un discorso a parte.

Nella gran confusione di queste settimane, nessuno sembra essersi reso conto che c'è una persona, e una sola, che trae profitto immediato dagli attentati di Parigi: Assad. Arroccato a Damasco, è l'ultimo sopravvissuto di un'intera generazione di autocrati arabi laici, fatti fuori prima dagli Americani, come Saddam Hussein in Iraq, e poi dai cittadini stessi, durante l'era della cosidetta “primavera araba”, che ha visto cadere famiglie potentissime, come quella di Ben Ali in Tunisia; e dittatori sostenuti dall'esercito, come Mubarak in Egitto, o Gheddafi in Libia, che godeva di risorse finanziare illimitate, e si era persino pentito in tempo per ingraziarsi taluni “leader” europei.

I conti tornano: anche se lo scopo militare dichiarato è quello di annientare le basi dei terroristi, di fatto, bombardando l'”I.S.I.S.”, francesi e russi stanno eliminando l'opposizione armata ad Assad. Insomma, gli fanno un favore collaterale. L'ipotesi plausibile è che i giovani terroristi di Parigi, facili vittime di manipolatori esperti, siano stati incaricati di portare avanti una “guerra santa”, quando, in effetti, l'obiettivo era molto più profano: cioè appunto obbligare l'intervento francese e russo. È probabile che ci avessero già provato – gli uomini di Assad o chi per loro - con la strage a Charlie Hebdo, ma in quell'occasione l'obiettivo era fin troppo simbolico, e non ci fu la reazione auspicata. A nessuno sfugge che questi terroristi di ultima generazione operano con la facilità, l'efficienza e i mezzi materiali delle forze speciali di un esercito regolare.

Al centro degli eventi di questi giorni non ci sarebbe alcuna “jihad islamica” contro l'Occidente su scala planetaria, un ritornello che dal 2001 serve all'Occidente per giustificare qualsiasi intervento armato, e ai governi medio-orientali per estorcerci favori, bensì il governo stesso di Assad. Si parla già di una possibile fusione della Siria e dell'Iraq in un unico stato che si auto-definirebbe sciita, per ottenere almeno il riconoscimento da parte dell'Iran, se non un'alleanza vera e propria – unione che è già esistita in passato, sotto Assad padre. La capitale sarebbe proprio Damasco; e il presidente chi?, se non Assad stesso, magari dopo averci rassicurato che, sotto la sua guida, il terrorismo sarà eradicato. Chiaramente, se ne è l'artefice, anche solo in parte, la partita è già vinta. L'unica nazione in grado di orientare il corso degli eventi è proprio la Turchia: ma con un provinciale bigotto come Erdogan appena riconfermato alla guida, non ne è all'altezza. E questo, Assad lo sa. Marco Amuso