Il Macc di Caltagirone tempio dell'arte contemporanea

  • di Redazione Il Solidale
  • 1 lug 2015
  • CULTURA

Il Macc di Caltagirone tempio dell'arte contemporanea

Caltagirone. L’arte non comunica se non viene raccontata”.
Un’affermazione molto forte, provocatoria direi, pronunciata dai più grandi studiosi di museologia.
Caltagirone pullula di collezioni d’opera d’arte ma quanti ne parlano e diffondono il loro prestigiosissimo valore?
Il MACC – Museo d’arte contemporanea – è il terzo dei sette poli museali diretti dai Musei Civici “L. Sturzo”. E’ un immenso, strabiliante e inimmaginabile tempio dell’arte contemporanea del quale noi non possiamo non esserne fruitori e allo stesso tempo testimoni speciali di un così grande capitale artistico – culturale.
Il museo, nato nel 1996 e immerso nel tardo settecentesco edificio storico “Ospedale delle Donne”, dispone di ampie sale destinate all’allestimento di mostre eterogenee, di una videoteca specialistica, di un archivio documentario e fotografico e di una singolare biblioteca.
Un tuffo nel passato che rinvigorisce l’occhio del pubblico visitatore. Una ricchissima offerta di opere d’arte che spazia dalle più significative di Gianni Ballarò, noto artista calatino, all’aggiunta delle collezioni d’arte contemporanea acquisite dalle Rassegne nazionali della Ceramica e da un’accorta politica di acquisti e donazioni.
Un corpus di opere di artisti di origine e matrice culturale differente: dai locali Franco Cannilla, Dino Caruso, e Francesco Cusumano, quest’ultimo esponente della Brut Art, a Luigi Mainolfi, Luigi Ontani, Aldo Rontini, Paul Klerr, Lucilla Catania.
Anche Sylvia Franchi, attuale direttrice della Galleria Artivisive Ass. Roma Culturale Internazione, ha donato al MACC delle opere di artisti notevoli: da Stelvio Botta, Renato Barisani, Vittorio Gelmetti, a Giulio Turcato, Angelo Savelli,Franco Angeli e altri.
“Un semplice elenco di artisti” – direbbe una persona qualunque; ma se scaviamo a fondo nella storia di costoro e analizziamo ogni singola opera ci renderemo conto che questi, “semplici artisti”, cercano di comunicarci qualcosa di trascendendentale. “Dobbiamo conoscere” – afferma il direttore dei Musei Civici “L. Struzo”, Dott. Domenico Amoroso – “l’arte insieme agli artisti e da ciò estrapolare il segno comunicativo”.
Riscoprire l’arte è riscoprire se stessi e il contesto storico, artistico e culturale nel quale siam “gettati” fin dalla nostra nascita. Il “riscoprire” presuppone il “raccontare” ed è solo attraverso ciò che noi possiam “MACC-hiarci” di quel valore che ogni singola opera d’arte, insieme all’artista, trasmette. Alessandro Annaloro