Marcelin ha 30 anni ed è del Camerun. Dal SAI "Tusa Ordinari", in provincia di Messina, fa un lungo "Bilancio di un anno nel SAI"
- di Redazione Il Solidale
- 14 lug 2022
- Migrantes 2.0
Il beneficiario Marcelin Ekangue Elong, camerunese di 30 anni, ospite nel centro di accoglienza SAI "Tusa Ordinari" di Tusa (ME), gestito dal “Consorzio Umana Solidarietà” e dalla cooperativa sociale “Il Geranio”, nel corso delle ore di alfabetizzazione esprime le sue considerazioni in merito alle scelte fatte nel corso dell’ultimo anno, ossia dal momento del suo arrivo in struttura.
Marcelin e gli altri beneficiari, ospitati nelle strutture di accoglienza coordinate dalla dottoressa Nadia Salvaggio, sono seguiti dall’insegnante di Alfabetizzazione di lingua italiana, dottoressa Giuseppina Di Marco.
Bilancio di un anno nel SAI
Mi chiamo Marcelin, vengo dal Camerun e sono arrivato a Tusa nel progetto SAI, insieme alla mia compagna, poco più di un anno fa.
Se penso a quante cose sono successe dal mio arrivo ad oggi, mi rendo conto che tante cose sono cambiate… Ho imparato tanto.
All’inizio, lo devo ammettere, quando siamo arrivati in questa piccola comunità, non eravamo molto contenti, la prima cosa che abbiamo notato è stata che eravamo le sole persone di colore nella cittadina. Questo ci aveva scoraggiato. Avevamo pensato di andarcene, in Francia magari, dove potevamo trovare persone come noi e che parlavano la stessa lingua. Ma siccome la mia compagna era in gravidanza, ciò mi ha portato ad essere prudente, non mi sembrava una buona idea. Allora, ci siamo dati tre mesi per vedere come andava e dopo poco tempo abbiamo deciso di rimanere.
Sin da subito abbiamo fatto tante cose: attività di sensibilizzazione, il corso di alfabetizzazione tutti i giorni, poi è arrivata la GMDR e anche questo ha fatto la differenza perché grazie all’educatrice che ci ha presentato delle ragazze del paese per preparare i balli, abbiamo fatto amicizia con loro e con altri ragazzi e quindi avevamo qualcuno con cui potevamo scambiare qualche parola o uscire. Questo è stata una delle motivazioni, l’altra è legata a voi, l’equipe del progetto; l’insegnante che dimostrava molta volontà per far sì che noi imparassimo la lingua, l’avvocato che si impegnava per farci avere i documenti, le attenzioni della coordinatrice e degli operatori. L’impegno dell’equipe nei nostri confronti, l’attenzione per ogni aspetto della nostra vita, psicologico e materiale ci ha fatto sentire come in famiglia, protetti e tutelati.
A distanza di tempo posso dire che abbiamo fatto bene a rimanere, anche perché le persone di Tusa sono troppo simpatiche. Con il tempo abbiamo imparato a stare qui, ad apprezzarne i vantaggi ma soprattutto perché ci siamo sentiti accolti anche dalla comunità.
Ricordo come i nostri amici che si trovano nelle altre nazioni Francia e Belgio ci scoraggiavano, dicevano che lì saremmo stati meglio, si parlava la nostra lingua – il francese- si guadagnava di più. Eravamo confusi…Con il tempo abbiamo capito che la loro scelta, di lasciare i progetti di accoglienza per scegliere la strada della “libertà” era data, principalmente, dalla mancanza di volontà nell’imparare la lingua italiana. Ed abbiamo capito anche che, se è vero che si guadagna di più è vero anche che, il costo della vita è più alto.
Secondo me, noi, a differenza di loro abbiamo fatto un percorso diverso, forse un po' meno libero ma più ricco di esperienze e sereno: abbiamo fatto stage, abbiamo studiato e ottenuto la licenza media, abbiamo ottenuto i documenti, e nel frattempo è nato nostro figlio assistito e accudito da tutti. Abbiamo molti amici, e secondo me siamo più integrati di molti altri che hanno scelto la via della fuga.
Ancora il mio percorso non è finito, ma so che sin da adesso posso cercare un lavoro in regola poiché ho i documenti per ottenere un contratto. Abbiamo fatto esperienza di vita e di lavoro in Italia in una situazione protetta. L’Italia si è rivelata una benedizione per noi. Abbiamo avuto tutto. Oggi sento che il nostro domani sarà migliore. Il mio bilancio è positivo, sino ad ora è stata una bellissima esperienza. Il sacrifico del viaggio, quello che abbiamo passato per arrivare qui è stato ricompensato. Io sono stato fortunato rispetto ad altri, intanto perché sono arrivato vivo e poi perché ho avuto modo di gettare le basi per costruire un futuro migliore.
Noi stranieri che arriviamo qui in Europa, abbiamo il pensiero alle famiglie che sono rimaste a casa e che dipendono da noi, sperano in noi e nell’aiuto che noi possiamo offrire a loro. Però la fretta e i cattivi consigli possono portare a fare sbagli e complicarsi, successivamente, la vita.
Il consiglio che voglio dare ai migranti, che sono arrivati sani e salvi, è quello di avere pazienza e non bruciare le tappe. Saltare le tappe non è una buona strategia, la scuola è importante per integrarsi. È vero che il lavoro è importante ma prima si deve imparare la lingua e affidarsi alle persone che ti vogliono aiutare veramente, se sei accolto in un progetto sei nel posto giusto per cominciare nel modo migliore.
Le bénéficiaire Marcelin, Camerounais de 30 ans, hospitalier du centre d'accueil de Tusa SAI (ME), géré par le « Consorzio Umana Solidarietà » et la coopérative sociale « Il Geranio », pendant les heures d'alphabétisation, il exprime ses réflexions sur les choix effectués au cours de l'année écoulée, c'est-à-dire depuis son arrivée au centre.
Le bénéficiaire Marcelin et d'autres hébergées dans le centre d'accueil, coordonné par le Dr Nadia Salvaggio, encadrés par les cours de langue italienne Giuseppina Di Marco.
Bilan annuel dans le projet SAI
Je m'appelle Marcelin , je viens du Cameruounet je suis arrivé à Tusa, dans le projet SAI, avec ma partenaire, il y a un peu plus d'un an.
Quand je pense au nombre de choses qui se sont passées depuis mon arrivée, je me rends compte que beaucoup de choses ont changé… J'ai beaucoup appris.
Au début, quand je suis arrivé dans cette petite communauté, je n'étais pas très content, la première chose que nous avons remarquée, c'est que nous étions les seuls noirs de la ville. Cela nous avait vraiment frustré. Nous avions pensé aller en France, peut-être, où nous pourrions trouver des gens comme nous qui parlaient la même langue. Comme ma compagne était enceinte, cela m'a amenée à être prudent, cela ne semblait pas être une bonne idée. On s'est donné trois mois pour voir comment ça se passait. Après un court laps de temps, nous avons décidé de rester.
Dès le début nous avons fait beaucoup de choses : des activités de sensibilisation, le cours d'alphabétisation tous les jours, puis la Journée Mondiale des Réfugiées est arrivé et cela aussi a fait la différence car grâce à l'éducatrice qui nous a présenté les filles du village pour préparer les danses, nous nous sommes fait les amis et ainsi nous pourrions échanger quelques mots ou sortir avec eux. C'était l'une des raisons, l'autre est liée à vous ici dans le projet ; le professeur qui a eu beaucoup de volonté pour s'assurer que nous apprenons la langue, l'avocat qui a travaillé dur pour nous obtenir les documents, l'attention de la coordinatrice et des opérateurs. L'engagement de l'équipe envers nous, l'attention portée à tous les aspects de notre vie, psychologique et matériel, nous ont fait nous sentir chez nous et protégés.
Après un certain temps, je peux dire que nous avons bien fait de rester, car les gens de Tusa sont trop gentils. Au fil du temps, nous avons appris à rester ici pour apprécier ses avantages avant tout parce que nous nous sommes sentis les bienvenus.
Je me souviens comment nos amis qui sont dans d'autres pays, la France et la Belgique, nous ont découragés et ont dit que nous serions mieux là-bas. Nous étions confus ... Puis nous avons réalisé que leur choix était dû à un manque de volonté dans l'apprentissage de la langue italienne. Et on a aussi compris que s'il est vrai que l'on gagne plus, il est également vrai que le coût de la vie est plus élevé.
Contrairement à eux, nous avons fait:un stage, nous avons obtenu LA LICENZA MEDIA, nous avons les papiers, mon fils est né aidé et soigné par tout le monde. Nous avons beaucoup d'amis et à mon avis nous sommes plus intégrés que beaucoup d'autres qui ont choisi la voie de l'évasion.
Je peux chercher un emploi, j'ai les documents pour obtenir un contrat. Nous avons vécu et travaillé en Italie dans une situation protégée. L'Italie s'est avérée être une bénédiction pour nous. Nous avons tout. Aujourd'hui, je sens que notre avenir sera meilleur.
Sauter les étapes n'est pas une bonne stratégie, l'école c'est important pour s'intégrer. Le travail c'est vrai c'est important mais il faut d'abord apprendre la langue et s'appuyer sur les personnes qui ont vraiment envie de t'aider, si tu es accueilli dans un projet tu es au bon endroit pour commencer de la meilleure façon. Il est vrai que pour nous qui arrivons ici, la pensée va aussi aux familles qui sont restées à la maison et qui dépendent de nous, espèrent en nous et attendent l'aide que nous pouvons leur apporter. Cependant, la précipitation et les mauvais conseils peuvent conduire à des erreurs et par la suite compliquer la vie.
Mon bilan est très positif je dirais même parfait, ce fut une expérience merveilleuse. Le sacrifice du voyage, de ce que nous avons traversé pour arriver ici, a été récompensé. Entre-temps, j'ai eu de la chance parce que je suis arrivé vivant et ensuite parce que j'ai pu poser les bases pour construire un avenir meilleur.
Le conseil que je veux donner à mes compatriotes, qui sont arrivés sains et saufs, c'est d'être patient et de ne pas se précipiter.Je peux chercher un emploi, j'ai les documents pour obtenir un contrat. Nous avons vécu et travaillé en Italie dans une situation protégée. L'Italie s'est avérée être une bénédiction pour nous. Nous avions tout. Aujourd'hui, je sens que notre avenir sera meilleur.
Sauter les étapes n'est pas une bonne stratégie, l'école c'est important pour intégrer le travail c'est vrai c'est important mais il faut d'abord apprendre la langue et s'appuyer sur les personnes qui ont vraiment envie de t'aider, si tu es accueilli dans un projet tu es au bon endroit pour commencer de la meilleure façon. Il est vrai que pour nous qui arrivons ici, la pensée va aussi aux familles qui sont restées à la maison et qui dépendent de nous, espèrent en nous et dans l'aide que nous pouvons leur apporter. Cependant, la précipitation et les mauvais conseils peuvent conduire à des erreurs et par la suite compliquer la vie.
Mon bilan est positif, ce fut une expérience merveilleuse. Le sacrifice du voyage, de ce que nous avons traversé pour arriver ici, a été récompensé. Entre-temps, j'ai eu de la chance parce que je suis arrivé vivant et ensuite parce que j'ai pu poser les bases pour construire un avenir meilleur.
Le conseil que je veux donner à tous les migrants, qui sont arrivés sains et saufs, c'est d'être patient et de ne pas se précipiter.