Palermo, 19 luglio 1992, via D’Amelio, il giudice Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia. Con lui, morirono anche i cinque agenti della scorta
- di Redazione Il Solidale
- 19 lug 2022
- CRONACA
(Salvo Cona) PALERMO. Strage di via D’Amelio: sono passati 30 anni, quando il 19 luglio 1992 il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta - Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina - persero la vita a causa di un violento attentato mafioso che lasciò tutti increduli e sgomenti. Quel giorno, il 19 luglio 1992, il magistrato siciliano era andato a trovare la propria madre, in via D’Amelio, ma al suo arrivo un’autovettura parcheggiata e imbottita di tritolo esplose, uccidendo lui e i cinque poliziotti che facevano parte della sua fidata scorta. Paolo Borsellino è stato uno dei magistrati più importanti del pool antimafia, un gruppo di giudici istruttori che, lavorando in gruppo, avevano il compito di occuparsi solo dei reati di stampo mafioso. Il giudice Borsellino divenne presto un simbolo della lotta a Cosa Nostra, così come il suo inseparabile amico e collega magistrato Giovanni Falcone, anch’esso ucciso alcuni mesi prima dalla mafia. Nato a Palermo nel 1940, dopo la laurea in Giurisprudenza, Paolo Borsellino entrò in magistratura nel 1963 (all’epoca era il più giovane magistrato d’Italia). Dopo diversi incarichi, nel 1975 fu trasferito presso l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo.
E a 30 anni dalla strage di via D’Amelio, la città di Caltagirone, esprimendo affetto e gratitudine, torna a ricordare Paolo Borsellino, gli agenti della scorta e le altre vittime della mafia. La cerimonia commemorativa, promossa dal Comune, si terrà oggi, martedì 19 luglio, alle ore 12, nel piazzale Falcone e Borsellino, con la deposizione di una corona d’alloro. Interverranno alla manifestazione il sindaco Fabio Roccuzzo con la Giunta municipale, il presidente Francesco Incarbone e altri consiglieri comunali. “Il sacrificio di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta – dichiara il sindaco Roccuzzo – a distanza di 30 anni resta indelebile nella memoria collettiva. E’ doveroso rendere omaggio a questo grande servitore dello Stato e alle altre vittime di Cosa Nostra anche per trasmettere alle giovani generazioni esempi di lealtà e rettitudine che contribuiscono a formare le coscienze e a generare modelli positivi a cui ispirarsi”.